lunedì 23 ottobre 2017

Pull a pig

Pull a pig, letteralmente tradotto dall’inglese, “Inganna il maiale”, ma visto che il “gioco” se di tal cosa si può parlare, andrebbe tradotto, volgendolo al femminile, con “Inganna la scrofa”.

Ormai è noto che questo non è certo un nuovo gioco, ma una semplice rivisitazione in chiave tecnologica delle scommesse che si facevano da ragazzi, da teenager, da adolescenti, e perché no, anche da adulti, quando tra amici, anche vincendo una certa forma di repulso, si scommetteva nel “farsi” non solo la più cessa della scuola, ma in quei casi, anche la più grassa, dicesi cicciona o altri aggettivi oggi considerati “fuori moda”, soprattutto nel mondo virtuale dei social network, soffocati dalla dittatura espressiva dei censori occulti, che ti bloccano l’accesso se provi, come si diceva in passato, “a farla fuori dal vaso”, detta in termini più attuali, se non usi un linguaggio non consono, dove il sessismo, anche in termini generali, risulta offensivo per la suscettibilità delle donne e/o femmine, le quali dovrebbero, sebbene siano in numero superiore rispetto ai maschi, essere trattate, in rete, come dei Panda e protette, come si adopera il WWF con le specie diversamente umanoidi, che popolano il pianeta Terra.

Il vecchio, ma presunto nuovo gioco, antico come il mondo, Pull a Pig sembra facile, ma la cosa va letta non solo in chiave femminile e/o femminista, ma dovrebbe anche andar letta dal punto di vista maschile.

In quanto, mettiamoci nei panni anche del ragazzo, il quale, come una prova di iniziazione per essere accettato dal gruppo, deve avere lo stomaco e il fegato di interagire in un modo o in un altro con una persona di sesso opposto, esteticamente attraente come un boiler e non è detto che l’impresa titanica vada sempre a buon fine, perché il maschio è “costretto” a mettere in atto, controvoglia, una serie di artifizi psicologici, innanzitutto verso se stesso, per vincere sia le sue resistenze interiori e poi quelle di lei. Dove spesso queste donne, avendo una bassa stima di se stesse, a causa dell’aspetto fisico, essendo forse più diffidenti di quelle fighe, di quelle ghocche che se la tirano, sono anche le più difficili da conquistare, in quanto prima di “mordere l’osso”, ci sta una quantità mostruosa di carne, di adipe, da superare e quindi a costoro, per assurdo, dovrebbe essere data una medaglia, non essendo affetti da una parafilia sessuale che va sotto il nome di “Adipofilia!”

Ma può essere anche vero l’esatto opposto, ossia, costoro, avendo una bassa autostima, cadono ai piedi del fighetto di turno che le annebbia con quattro complimenti dolci in croce, due sorrisetti, tre emoticon, come va tanto di moda oggi, un uscita per un caffè o una pizza e poi, come sovente da prassi, senza manco conoscere in profondità la persona, perse e fatte come i cachi, gliela danno, illudendosi d’aver trovato il grande amore della loro vita.
Grulle.

Attenzione però, il problema vero non è il Pull a Pig. 

Il problema vero è soprattutto l’attuale società contemporanea che, a differenza del passato, offre infinite possibilità in infinite combinazioni per avere delle interazioni sociali, dove però, a differenza del tempo che fu, visto che ormai molto passa attraverso il filtro della rete, non avendo fin da subito un contatto diretto con la persona, si costruiscono più castelli in aria di come si faceva nel passato, cadendo facili prede di soggetti che per un motivo o  per un altro, alla fine cercano , maschi e femmine, questo infoi mento generalizzato non fa distinzione di genere,  trovano sesso “low cost”,  perché anche il sesso stesso è un prodotto in che viene svenduto a prezzi di saldo di fine stagione, in quanto consumato non in modo diverso da come si consuma lo street food, il cibo di strada, chattando con la controparte, creandosi così un mondo di seghe mentali e amori illusori, frutto del mondo informatico, e poi queste illusioni, queste seghe mentali, come avviene da sempre, si trasferiscono in ogni caso nel mondo reale.


Il problema, lo si ribadisce, non è il Pull a Pig in se, quello fa parte della naturalità del genere umano, ma  va condannato è che questi disgraziati e mi riferisco ai maschi senza onore, invece di vantarsi come si faceva in passato con gli amici in piazza, al bar, raccontando i loro sforzi per raggiungere l’obbiettivo, vadano a pubblicare tutto ciò in rete o che si scambino commenti nei vari gruppi di discussione, dove purtroppo, il delatore o la delatrice, l’infame, l’infiltrato o l’infiltrata, come una pettegola dal parrucchiere, va a far uscire dal gruppo ristretto le conversazioni, creando l’immagine falsata di maschi mostri che  se ne approfittano di donne, maggiorenni, che, volendo passare per indifese, si professano vittime, a comunque affamate e saziatesi di carne maschile, esteticamente attraente, altrimenti si dubita che gliela avrebbero data, no?

È vero che vale sempre “l’arcaico” detto femminista de: “L’utero è mio e lo gestisco io”, nulla da eccepire su questo loro sacrosanto diritto di proprietà privata, donata da madre natura alle donne bio, ma va ricordato a queste donne che la danno via con estrema facilità, senza le necessarie accortezze,  poi il rischio che si corre, in primis è quello di essere etichettate come donne dai facili costumi, in quanto perché, piaccia o no, la nostra società è ancora, nel bene o nel male, intessuta da un forte maschilismo, ma se anche così non fosse, una donna che ha rispetto di se stessa, non va a darla al primo gonzo che passa, dopo qualche chattata sullo smarphone, arrabbiandosi poi se in un modo o in un altro, viene fottuta.

Rimarco una cosa però, riferita al genere maschile, genere del quale immodestamente sento d’appartenere: i maschi di oggi non hanno onore, non hanno dignità, non hanno rispetto, lasciamo stare per quella che ti sei portata a letto, brutta e grassa come la morte, nessuno ti ha puntato la pistola addosso e ti ha costretto a farlo. I maschi di oggi non hanno rispetto per se stessi: ti sei fatto la scopata? Bene. Hai aggiunto un’altra tacca incisa sull’uccello? Hai fatto bene. Ma almeno abbi l’onore di tacere e di non fartene vanto, soprattutto lasciando tracce nei messenger. Quindi, se devi reclamare, legittimamente, la tua vittoria: datti appuntamento al bar, davanti ad una birra, attorniato solo da amici fidati e racconta, se vuoi, le tue prodezze amatorie. Poi, se qualcun altro le mette in rete, orbene, ha tradito la tua fiducia  e questo, per dimostrare che si ha senso dell’onore, andrebbe escluso dal gruppo e bloccato nei social network, in quanto “bocca da puttana!”, come si diceva anni fa dalle mie parti.

Poi, visto che la scommessa con gli amici l’hai vinta, sarebbe da persone intelligenti uscirne con signorilità, scaricandola non spiattellandole in faccia la verità, ma raccontando le solite balle diplomatiche che si usano per scaricare una persona. Tanto il maschio, in quei casi lì, davanti a se stesso e davanti agli amici ha già vinto e non ha senso distruggere, umiliare e destrutturare la sconfitta, quella è già stata punita a sufficienza da madre natura, no?

Nota dell’autore: il rispetto va dato alle persone, sempre, soprattutto quando si è faccia a faccia, alle loro spalle, in privato, quando queste non ci sono, ci sta ancora per ora la libertà di dire ciò che si vuole e con il linguatggio che si vuole, indipendentemente dal sesso biologico di appartenenza, se non si vuole beccarsi come minimo uno sputo in faccia o una denuncia!

Foto dalla rete

Marco Bazzato
23.10.2017


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