lunedì 11 gennaio 2016

Lemmy Klimster e David Bowie: due stelle bizzarre nel cielo!

Lemmy Kilmister ,Ian Fraser Kilmister, detto Lemmy (Stoke-on-Trent, 24 dicembre 1945 – Los Angeles, 28 dicembre 2015), è stato un cantante, musicista e compositore britannico, occasionalmente anche attore.


David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones (Londra, 8 gennaio 1947– 10 gennaio 2016), è stato un cantautore, polistrumentista, attore,compositore e produttore discografico britannico.


 Il 2015 si è chiuso con il decesso di  Lemmy Klimster e il nuovo anno è partito alla grande con la dipartita di un altro mostro sacro della musica internazionale, David Bowie, l’husky della musica, per via degli occhi a due colori.

Personalmente mi ha toccato molto di più la morte di Lemmy Klimster , fondatore dei Motörhead, che non la morte di David Bowie.

Certamente due artisti agli antipodi, ma Lemmy, almeno per il mio sangue da metallaro, rappresentava molto di più di ciò che per molti ha rappresentato il Duca Bianco. Lemmy, come per altri cantanti metal, rappresentava, rappresenta e rappresenterà sempre la rabbia, il desiderio di combattere, a volte con armi sbagliate contro il destino, contro la vita stessa, prima nemica dell’esistenza e lemmy, nel mio universo musicale, assieme a molti altri cantanti del genere metal, faceva parte di questo universo, ormai divenuto  di massa, popolare, avendo perso nel corso dei decenni quella patina underground , che lo faceva odiare dai genitori e dagli amici fighetti e panozzi, in quanto eravamo  visti tutti come dei topi di fogna, dei rifiuti sociali non solo del mondo musicale, dei disadattati puzzolenti e ubriachi.

Due inglesi purosangue.

Strana terra l’Inghilterra, dove il tradizionalismo culturale ha creato i più grandi fenomeni musicali del ventesimo secolo e le loro influenze continuano, con le loro onde sonore, a spargersi nel nostro presente. A partire dai Beatles, ai Rolling Stone, agli Iron Maiden, agli stessi Motörhead,passando  per i Pink Floyd, David Bowie, ai Police,  ai Judas Priest,Ozzy Ousborne,  solo per citarne una minima parte di quelli più rappresentativi,  e molti altri.

È triste dirlo, ma i dinosauri della musica, come è accaduto nel Giurassico, si stano lentamente estinguendo. Non a causa di un meteorite, come alcune teorie affermano, ma a causa età, causa eccessi alcolici e tossici, causa malattie, o semplicemente di morte naturale – anche se la morte naturale non esiste, in quanto, in qualsiasi referto di un medico legale che si rispetti, è risaputo che questi  è costretto, anche in assenza di un’autopsia, a scrivere le cause – vere o inventate – del decesso, ossia scrivendo quale organo ha ceduto, trascinando così all’Inferno, o sparando direttamente in Paradiso,  tutto il resto del neomorto!

Lemmy e Bowie a modo, pur essendo due artisti agli antipodi, hanno rappresentato la loro epoca, figli del loro tempo, figli di quella rabbia e di quel desiderio di cambiamento che negli anni ’70, ’80 e ’90 era rivoluzione. Dove però, purtroppo, una volta divenuti feticci di venerazione di massa, si erano trasformati in soggetti utili e usati dall’enstabliment , come veicoli per il controllo sociale. Dove quell’anticonformismo nemico dell’ordine costituito, si era trasformato, anche a causa delle mutate realtà socio-culturali avvenute con il passare dei decenni,in icone socialmente accettate dallo stesso mondo politico e culturale, perdendo, volenti o nolenti, come per ogni fenomeno di massa, quell’aurea di verginità, perché apparentemente anche l’andare contro corrente e contro i conformismi dei cliché sociali, non significava altro che  farsi trasportare dalla corrente cavalcata dalla politica e della cultura, abituata fin da sempre ad utilizzare anche l’arte e la musica come veicolo di consenso sociale e di indirizzamento ideologico.

Con tutto il rispetto per i fans a livello planetario del Duca Bianco, ma per me Lemmy, nel suo universo, rappresentava un universo molto più vicino al mio. Un universo veramente anticonformista per eccellenza, perché Lemmy alla fine è sempre rimasto se stesso. Certo un artista borderline, ma che non si è nascosto nel camaleontismo di Bowie, geniale per certi versi, ma privo di personalità per altri.  Erano due personaggi che a modo loro avevano modi agli antipodi per sperimentare e per essere le onde musicali portanti del cambiamento nei rispettivi generi, ma Lemmy aveva quella marcia in più, pur avendo in comune con David Bowie una proverbiale timidezza, Lemmy non aveva paura di nasconderla, anzi, la sua timidezza era la sua forza, la sua riservatezza era la fonte creativa della sua ruvidezza vocale e musicale.

Che dire alla fine? Nel Monte Olimpo degli dei della musica oggi ci stanno due nuove divinità che pur nelle distanze siderali dei rispettivi generi musicali, continueranno a scontrarsi e forse a odiarsi sportivamente, entrambi si abbracceranno, ovunque essi si trovino, sotto la bandiera dell’Union Jack!.
E, ovunque vuoi siate, R.I.P.

Marco Bazzato
11.01.2016
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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