lunedì 15 settembre 2008

Chioggia, scopra la moglie a letto col prete


Il Veneto, si sa, è terra di forti tradizioni religiose. Persone dure e pure, legate alla terra, lavoratori indefessi, che odiano mettere in piazza gli affaracci loro. Non sempre però le cose vanno nel verso giusto. Sono molti infatti, in questa bianca regione ,un tempo feudo democristiano, i casi dei preti che si spretano per amore, dando pubblico scandalo alla Chiesa, che si strugge di dolore per i propri figli peccatori. E il caso di Don Sante Sguotti non è che l’ultimo, in ordine di tempo, di fulgidi esempi reazionari, che per dirla alla Luca Nervi, “rompe i marroni alla direzione”, facendo perdere fedeli, che in termini pratici, usando un termine caro alla borsa valori, fa perdere parte del “Parco Buoi”.

Ma può anche passare un prete, che per amore, costretto dalla Chiesa, si spreta in quanto diventa padre e futuro marito. Ma un prete che è “trovato con le braghe calate ed il’ecclesial me,mbro” mentre balla, col bacino, la rumba con la moglie di un parrocchiano, rasentando la più lucida forma di follia suicida teologico-nbiblica.

Eppure è accaduto a Chioggia. Un marito torna a casa e trova il pastore di anime, che in un moto di pulsione sessuale e carnale, sta pascolando penalmente dentro il ventre della moglie del povero tapino appena rincasato, e che forse il giorno prima, dopo aver confessato le eresie della settimana, e le madonne tirate giù dal cielo, aveva preso la comunione proprio dal prete chiavatore.

Naturalmente, il marito cornuto, trovatasi la moglie mignotta, è corso in curia a fare un quarantotto. Così il vescovo, trattenendosi dall’inviare anatemi contro il prete, non reo d’essersi solazzato con i piaceri della carne, ma d’essersi fatto scoprire mentre scopava, ha spedito – al diavolo – il buon pastore d’anime e sorca, che si è preso il classico periodo di riflessione sabbatico, lontano dai clamori e alle “ciàcoe, –leggesi chiacchere o voci – di paese, che nelle zone di Chioggia e limitrofe, certamente non devono essere state poche, costellate da idiomi locali, generalmente non adatti a bambini e a persone sia deboli di stomaco e amanti dell’Ave Maria.

Non si sa, se però il povero “beco” – leggesi cornuto – abbia randellato come un calzino la zoccola che si è sposato. Certo è però che bestemmie, piatti e suppellettili, dovrebbero essere volati in quantità industriale, in casa, con buona pace e gioia di vicini e lontani.

La passione per la donna, è una tradizione, a macchia di leopardo, ben radicata nella regione, dove in passato, sono stati molti gli scandali – seppur non giunti alle orecchie del grande pubblico, visto anche il forte controllo ecclesiastico sull’informazione, asservita al pensiero cattolico, teoricamente dominante – che nelle fumose osterie, nei circoli, soprattutto in quelle che fino a metà degli anni ottanta erano le “case del popolo” facevano gridare allo scandalo, nei confronti di alcuni “membri” di Santa Romana chiesa.

Sembra strano, ma è proprio nelle zone del padovano e del veneziano, che dagli anni settanta in poi, sono stati molti i sacerdoti mandati via, come ladri, durante la notte, per evitare il linciaggio dei parrocchiani inferociti per colpa di “ministri di Dio donnaioli”.

È vero che un forte bacino d’utenza per questi figuri, che non hanno la forza psicologica per reggere la castità forzata, trovano nelle aggregazioni parrocchiali, nell’Azione Cattolica Ragazzi, dove spesso, a parte qualche animatrice brutta come un latrina, la maggior parte, sono però di rara bellezza, e che forse, con la promessa di un posto in cielo, si lasciano convincere a donarsi al casto e viril membro in astinenza secolare da carne.

Ci sono molti fatti che lo scrivente potrebbe raccontare, molte chiacchere, non si sa però, se vere od inventate ad arte, per sputtanare il prete scomodo. Anche se molte poi, hanno trovato conferma.

Ricordo una volta, che entrando nell’appartamento del cappellano, che aveva lasciato erroneamente la porta aperta, trovai il giovane servo di Dio con un’animatrice, entrambi sudati come due suini in calore, imbarazzati e senza il coraggio d’aprir favella. L’individuo pretoide, poi spretatosi, era solito – come i marinai – d’aver avuto una giovane giovenca cattolica da utilizzare per propri solazzi penali.

Il Decamerone di Boccaccio è una tavoletta per impuberi a riguardo quello che molte canoniche, molti preti anche in tempi più o meno recenti, hanno commesso. D’altronde la stessa storia dell’ex Stato Pontificio, in alcuni secoli bui, è un vero e proprio puttanaio di Orwelliana memoria.

Oggi, non ci si stupisce quasi più se un sacerdote “fotte” una parrocchiana, basta che questi non lo faccia sotto gli occhi di un cornuto, pardon del marito, ma che soprattutto, come la chiesa ama dire, non diventi pubblico scandalo.

Marco Bazzato
15.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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