giovedì 11 ottobre 2007

Italiani bamboccioni?


In una recente esternazione, il ministro delle finanze Tommaso Paoda Schioppa, ha definito i “giovani” – spesso over 30 – dei bamboccioni, perché non vogliono lasciare il nido di casa e le gonne della mamma, preferendo farsi lavare, quasi vita natural durante, mutande sporche e calzini puzzolenti.
Certo, guardando le statistiche italiane, non si può dire che il ministro abbia torto, ma resta il fatto, che negli ultimi vent'anni, i media, specie la pubblicità, hanno alimentato il mito del giovane mammone, dando così la scusa allo Stato di legiferare contro di loro, vedi il crescente precariato, che non contribuisce a generare sicurezza economica procrastinando l'uscita dalle mura di casa.
Naturalmente politica e propaganda pubblicitaria, non sono - secondo loro - responsabili dei danni generazionali creati. La politica, deve pensare al benessere generale - dice - perdendo, però di vista l'interesse primario, che è l'evoluzione, anche tramite l'uscita di casa, della società. Mentre, la pubblicità, deve occuparsi della vendita di pasta, detersivi, e pannolini per signora, infischiandosene delle eventuali conseguenze sociali, che certi spot - martellanti - producono nella psiche dei telespettatori. Senza dimenticare il fenomeno nuovo, generato dalle continue proposte di prestiti, da parte di banche e società specializzate, nei confronti dei precari, che se da una parte aiutano a superare le difficoltà dell'attimo, alla fine, come il caso dei prestiti al consumo, contribuiscono a creare un’economia non del risparmio, ma del debito eterno.
Esiste anche la responsabilità familiare, un protezionismo nei confronti dei figli, che non ha eguali in natura. Oggi i genitori, piuttosto che vedere il matuso-pargoletto in difficoltà, sono disposti a segare in anticipo - metaforicamente parlando - le ali, riempiendoli di d'attenzioni, denaro, pagando l’auto di lusso, che spesso useranno per sfritellarsi - ubriachi marci - contro qualche albero, o peggio ancora, addosso a qualche innocente.
Le famiglie, specie le mamme italiane, nel loro protezionismo, credendo di far del bene agli eterni pargoli, uccidono psicologicamente, non dando la forza propulsiva, come ad un razzo che lascia la Terra—vincendo la forza di gravità del pianeta – verso lo spazio esterno, di volare, non permettono, vittime eterne dei loro sensi di colpa, di crearsi un’identità solida, che sappia farsi carico delle proprie responsabilità, non tanto solo nel formarsi una famiglia, passo ultimo per l'evoluzione della società, ma nemmeno di lavarsi un paio di pantaloni, stirarsi una camicia, o prepararsi un misero piatto di pasta.
Gli effetti sul lungo termine, sono già visibili: fidanzamenti eterni. Alcuni giovani, prima di dire il fatidico si, attendono anche dieci anni, per poi terminare l'esperienza matrimoniale, dopo meno di tre, stanchi fin dall'inizio di un rapporti che non avevano già da tempo, forse, più nulla da dirsi.
Donne ultra trentenni, che mettono al mondo il primo figlio e spesso l'unico sulla soglia dei quaranta, tanto che se le generazioni del secolo scorso vedessero le quarantenni odierne che portano a scuola bimbi di tre anni, penserebbero a loro come nonne, non come madri.
Il "Bamboccionismo” non è figlio del benessere europeo, ma figlio di una mentalità tutta italica che si è degenerata. Negli altri Paesi Europei, il fenomeno esiste, ma in modo meno marcato, dove il giovane, aiutato da sistemi fiscali e sociali all’avanguardia, e meno vessatori di quello italiano, ha l'interesse d'uscire dalle materne mura domestiche il prima possibile, per mettersi alla prova con se stesso, e per confrontarsi con una società, sempre in rapida evoluzione, con le spalle libere, e non eternamente coperte dalle premure di mamma è papà.
Una grossa colpa, continuano ad averla ancora i media, i nostri mezzi di comunicazione, che dimenticando, che una persona diventa legalmente adulta a 18 anni, continuano, nonostante già 800 anni fa, il sommo poeta Dante Alighieri, definisse con l'intramontabile verso della Divina Commedia: Nel mezzo di cammini di nostra vita...." la mezza età, i trentacinque anni, mentre oggi, si continua a scrivere di giovani trentacinquenni, di ragazzi di mezza età, perpetuando la castrazione psicologica del mito di Peter Pan, rendendo uomini fatti e finiti da anni, degli eterni immaturi, privi di spina dorsale, che vivono nell'illusione dell'immortalità delle madri, sempre disponibili a lavarli e stirarli, come fossero bambini da accompagnare all'asilo, ritrovandosi una generazione di "vecchi infanti" ed eterni "Baboccioni".

Marco Bazzato
11.10.2007
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mercoledì 10 ottobre 2007

Pena di morte per i coniugi di Erba



Secondo Azouz Marzouk, gli autori della strage di Erba, che hanno ammazzato a sangue freddo, poi cercando d'occultare le prove, la moglie, il figlio, e una vicina di casa, ferendo gravemente il marito di quest'ultima, meritano la pena di morte.
Cristianamente parlando, il musulmano Azouz Marzouk ha ragione nel chiederla, anche in virtù di quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica nell'articolo 2267 , che recita: L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].
Condannare a morte, questa coppia di stragisti, non dovrebbe essere inteso come una condanna nei confronti dei medesimi, ma come una liberazione per la società di due soggetti, che non hanno dimostrato alcuna pietas umana, e come recita la Bibbia, qualche volta “Occhio per Occhio, dente per dente ci sta a pennello.

Marco Bazzato
10.10.2007
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Italia Talebana


Cosa siamo andati a fare in Afganistan? La propaganda governativa, affermava al tempo, che la presenza italiana con una forza di “Pace Guerrafondaia” era essenziale per togliere dalla schiavitù le donne afgane, costrette, non dalla religione islamica, visto che nel Corano, non è contemplato l’utilizzo del burqua, ma dalle tradizioni tribali afgane, che imponevano alle donne la totale copertura del corpo in pubblico, e che i nostri soldati, avrebbero riportato anche la libertà alle donne afgane, sottraendole al vile giogo di una cultura maschilista e pastorale.
Ora scopriamo che tutto questo è una bufala, che la presenza italiana è una menzogna, in quanto, dopo la decisione del Prefetto di Treviso, Vittorio Capocelli, che da il via libera per l’utilizzo del burqua , a patto che le donne, in caso di controllo, mostrino il volto alle autorità. Questa sentenza, apre in Italia, un pericoloso precedente, perché in nome di un precetto religioso inesistente, lesivo della dignità della donna, in un futuro non molto nelle scuole, nei loghi di lavoro e per le strade, si potrebbero trovare, legalmente, donne bardate in questo modo tribale.
Lascia sconcerti la dichiarazione del Ministro delle politiche per la famiglia Rosy Bindi, ove dichiara: «Che prima di vietare l'uso del burqa occorre pensarci bene, perchè se esso è «segno di oppressione va combattuto, ma se è simbolo di una cultura liberamente scelta» allora va tollerato.» Il Ministro deve poter dimostrare, come una donna, impaurita dal marito, andrà mai a dichiarare d'essere costretta ad indossarlo. Certo che dichiarerà, onde evitare percosse e violenze in casa, che è una sua libera scelta.
Ma ad affilare le armi, contro la decisione, è il Ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, che si dichiara sconcertata. «Ritengo la copertura integrale del volto un'offesa alla dignità delle donne. Sul burqa non può esistere alcuna ambiguità. Il no è netto. Nel nostro Paese esiste la legge numero 152 del 1975 che, all'articolo 5, vieta di fare uso, in luogo pubblico, di una copertura totale del volto. Questa normativa va applicata con fermezza e saggezza. E del resto, il Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro degli Interni Giuliano Amato sono sempre stati chiari in merito».
Proviamo a fare un ipotesi: una donna viene fermata da un agente di polizia - maschio - per un controllo. Questa, nel nome della sua cultura, dichiara che non si scopre il volto in pubblico, innanzi ad un uomo, perchè la religione non lo consente. Come dovrebbe procedere l’agente? Portarla in caserma, in stato di fermo, attendere l'arrivo di un’agente donna che ne accerti le generalità? Sempre col rischio, che poi, qualche sinistra anima nobile, non si metta a sbraitare come un ossesso di discriminazione culturale e religiosa, dando avvio ad una spirale d'intolleranza e sfiducia, interventi politici in giornali e programmi televisivi, fuori controllo.
Nel nome di una presunta pluralità culturale, che non tiene conto dei più elementari diritti umani, si aprono voragini legali e normative, che in caso di necessità, di pericolo per l'ordine pubblico, o per il rispetto della persona nella sua integrità, sono difficili da chiudere, dove il Paese potrebbe pagare amaramente queste aperture alle culture tribali. Oggi il burqua, domani, forse per merito di qualche prefetto anche l'infibulazione , perché la cultura della violenza e della violenza, della coercizione, specie se di un altro Paese deve essere sempre rispettata. Complimenti all'Italia e alla sua giustizia.

Marco Bazzato
10.10.2007
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martedì 9 ottobre 2007

Sante Sguotti: L'amore è colpevole?



La Chiesa di Cristo, è stata istituita da Dio per l’uomo, non dall’uomo per l’uomo, ma dopo duemila anni, sembra che il messaggio Cristico sia andato perduto tra codici,codicilli e tradizioni storiche, cambiate a seconda del momento, e l'interesse economico dell'attimo.
Lo sa bene don Sante Sgotti, il parroco di Monterorsso che in questi giorni, ha ricevuto l'ingiunzione di sfatto dal Vescovo di Padova, che gli intima di lasciare la parrocchia, perchè l'uomo, che viene prima del sacerdote, è colpevole, innanzi agli occhi delle alte gerarchie ecclesiastiche, non innanzi ai fedeli della sua parrocchia d'amare una donna, ed avere avuto un figlio da ei.
“ La tradizione della Chiesa, il dovere di donarsi esclusivamente agli altri, il voto di castità…” sono alcune delle argomentazioni usate dalle gerarchie ecclesiastiche per proibire al sacerdote di continuare la sua missione pastorale.
Si, Sante Suotti, potrebbe essere colpevole innanzi alla chiesa degli uomini d’aver infranto il voto di celibato, ma innanzi agli occhi di Dio ha rispettato il Suo desiderio: “Andate e moltiplicatevi”. Don Sante, avrebbe potuto, dopo aver commesso il "peccato d'amare" costringere la donna ad abortire, avrebbe potuto tacere, fare l'ipocrita, allontanala come un'appestata, perchè l'aveva indotto in tentazione, invece hanno deciso d'accogliere quella creatura, hanno deciso farla venire al mondo, di fare di quel bimbo un nuovo figlio di Dio, tramite il battesimo.
In una chiesa sommersa da scandali sessuali, da preti pedofili, da omosessualità ecclesiastica, Don Sante, guarda a Dio e a quel figlio avuto, come un dono dal Cielo, ma per la Chiesa dei codici e dei codicilli, questo è un figlio del peccato, è figlio dello scandalo, è figlio della concupiscenza e della copula fuori dal sacro vincolo matrimoniale. Questo figlio sta pagando, non le colpe dei genitori, perchè l'amore, quando è puro, inteso come donazione reciproca l’uno per l’altra, aperti alla vita, è benedetto da Dio, ma perché il frutto dell’amore, proibito dalla Chiesa dell’uomo, che oggi, non è più la stessa chiesa di quel Gesù che diceva: "Lasciate che i bambini vengano a me". Questa Chiesa non vuole figli di preti, non vuole figli di sacerdoti, per questa Chiesa, questi figli, sono “Figli di un dio minore”, figli delle tenebre, figli dell’Angelo Sterminatore e Tentatore, che minano, secondo una tradizione, variata più volte nel corso della storia, le basi – economiche? – della medesima.
La storia del Cattolicesimo , è ricca di preti, vescovi e papi sposati, è ricca di figli di ecclesiastici, che in passato, erano riconosciuti come figli di questa stessa Comunità, oggi arroccata sulla sabbia di tradizioni antistoriche, su tradizioni antiumane, su tradizioni prive di basi teologiche certe, perchè variate, non per cambiate interpretazioni teologiche, ma per semplice calcoli di natura economica: Il diritto ereditario.
Forse sarebbe stato meglio per don Sante, nel paradosso, essere pedofilo od omosessuale, ma senza dare pubblico scandalo, così la Chiesa avrebbe lavato i panni sporchi in “famiglia”, magari lasciando nella stessa parrocchia il reo confesso – solo alle gerarchie ecclesiastiche – per anni.
La Chiesa degli uomini, giustifica il proprio comportamento, scaricando tutto sulla tradizione, sui fedeli, sulla cultura della Dottrina Sociale Cattolica, per questo la Chiesa stessa, afferma a tutt'ora che i Cristiani Cattolici non sono culturalmente pronti ad avere sacerdoti sposati con prole. Questo però sta a significare due cose essenziali: la prima, è che il cattolicesimo romano da secoli non ha fatto crescere culturalmente i fedeli, prospettando a loro una strada diversa, una strada dove i ministri sono un tutt'uno con la propria famiglia umana, fatta da moglie e figli, e con la famiglia della comunità, dimostrando che le due realtà non sono in contrapposizione, ma complementari l'una all'altra.
La seconda, che le Chiese Cattoliche di rito ortodosso, sono culturalmente più avanzate di quella Cattolica romana, in quanto, da sempre – senza variazione di continuità, hanno formato i loro sacerdoti, i parroci – contraggono matrimonio, altrimenti non possono ricevere l’ordinazione sacerdotale. Questa realtà millenaria ha creato nel corso dei secoli, nei fedeli un’autocoscienza alla normalità della vita coniugale dei sacerdoti, essendo inconcepibile il paradosso del l'anomalia Cristiano-Cattolica.
Il fedele cattolico, a tutt’oggi, è vittima di un plagio storico, vittima di una manipolazione capziosa ed artificiosa della realtà storico-religiosa del Cristianesimo, che l'ha reso strutturalmente rigido ed indottrinato, forse anche perchè storicamente e religiosamente ignorante sulle radici stesse del Cristianesimo.
Don Sante Sgotti, non sta facendo una battaglia contro la Chiesa istituita da Cristo, ma contro la manipolazione della Chiesa dell’uomo sull’uomo, rivendicando il diritto divino d’amare la donna che ama e il figlio, in modo eguale, nello stesso modo, e con la stessa forza, con qui, da buon pastore della comunità che gli era stata affidata, e ora dal Vescovo, Monsignor Antonio Mattiazzo, tolta, non in nome delle Sacre Scritture, ma in nome di regole contraddittorie, costruite dall’uomo, per ingabbiarlo, entro termini paradossistici e spesso fumosi, che con la limpidezza del messaggio salvifico di Cristo, non hanno nulla a che fare.

Marco Bazzato
09.10.2007
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lunedì 8 ottobre 2007

«Le Tasse? Sono bellissime»



Ormai si è al paradosso. L’insulto mediatico nei confronti dei cittadini, sembra inarrestabile. Eppure nessuno forse si rende conto, che la classe politica fa aumentare negli italiani, il senso di sfiducia nella medesima, sopratutto, quando un ministro delle finanze, durante una trasmissione televisiva, l'ennesima, sbeffeggia il contribuente, uscendosene, come ha fatto ieri Tommaso Padoa Schoppa, con la sparata che «Le Tasse? Sono bellissime». Complimenti! Affermazione fatta durante la trasmissione “Mezz’ora”, condotta da Lucia Annunziata su Rai 3, scatenando una nuova sequela di polemiche, sia dentro la maggioranza di governo, sia dall'opposizione.
È facile affermare che le tasse sono bellissime, quando si gode tra pensioni, indennità parlamentari, ed emolumenti vari, d’introiti da nababbi, che il comune cittadino, l’impiegato, l’operaio, il piccolo artigiano –oberato dalla garrota dei continui controlli fiscali – il precario, che non riesce ad arrivare a fine mese, non può nemmeno sognarsi.
Lo sbeffeggiamento politico nei confronti dei cittadini, sarebbe accettabile e digeribile, seppur a fatica, se lo Stato garantisse dei servizi degni di un Paese civile, se le Istituzioni pensassero al bene comune, anziché studiare modi sempre più astrusi per rivoltare come una frittata ammuffita che intossica, peggio del Morbo della Mucca Pazza ,i contribuenti vessati.
Si parla di lotta all’evasione, si dice che ‘Italia è un Paese di evasori. Forse è vero, ma non è colpa dei contribuenti, se ogni anno di più anziché semplificare un sistema fiscale, giunto al soffocamento, se questi, siano essi artigiani che cercano di sopravvivere, operai che fanno il doppio lavoro, costretti da stipendi sempre più esigui, professori che danno lezioni private, per alzare seppur di poco, i loro introiti. Eppure le categorie colpite dalla mannaia dello Stato sono sempre le stesse: Dipendenti a reddito fisso,artigiani e piccoli imprenditori, mai che si senta, che sono stati messi sotto la lente d'ingrandimento fiscale i grandi gruppi industriali, banche, giornali, che vivono non solo grazie alla pubblicità, o alla vendita dei medesimi, ma che salvano i bilanci, che altrimenti sarebbero di un rosso infinito, grazie ai contribuiti elargiti a piene mani, dallo Stato.
Pazienza, forse si potrebbe accettare anche tutto questo, ma quando la sanità non funziona, quando le strade sono invase da criminali, prostitute, ubriaconi. Quando camorra mafia, ndrangheta continuano ad imperversare in certe regioni, entrando nei gangli del potere, come una piovra, che a parole deve essere debellata, ma nei fatti, quando entra in apparente letargia, si addentra sempre di più nel sistema economico e politico del Paese, ecco che i cittadini, si sentono presi per i fondelli.
Oggi si parla di antipolitica strisciante, di desiderio di cambiamento, volontà di pulizia, completa e radicale del Sistema Italia, le parole del Ministro delle Finanze suonano come un ennesimo schiaffo, nei confronti degli onesti, nei confronti di quanti, cercano di barcamenarsi, proteggendosi da uno Stato sempre più ingordo e affamato, che non vuole ridurre gli sprechi, stipendi, numero dei parlamentari, delle prebende, delle consulenze esterne, dei privilegi, ma continuamente si affanna a trovare nuove risorse, per ingrassarsi, tagliando pensioni, servizi, ospedali, e scaricando sulle tasche dei cittadini, i costi di una cronica inefficienza.
È paradossale che nessuno, né dell’attuale governo, né i passati, abbiano mai responsabilità nei confronti delle disastrate Casse dello Stato, tutti sono puri come agnelli, e guai, ad alzare l'indice nei confronti di qualcuno, o qualche Istituzione, perchè, attraverso giornali e media, attaccano per difendersi, per delegittimare il cittadino, attraverso leggi, leggine e regolamenti, che li mettono al riparo da ogni responsabilità, perchè come disse Beppe Grillo molti anni fà, è scritto nella legge!
La politica da anni è ornata, da sinistra e da destra, indistintamente ai tempi del Craxismo rampante, ai Mega Meeting, raduni faraonici, Hotel e centri congressi, eternamente occupati da assemblee di partito, che alla fine, volenti e nolenti, sono sempre estratti dalle tasche degli italiani, che chiedono meno indecenze, e un pò più di decoro, ma da entrambe le orecchie, la classe politica attuale è completamente sorda.

Marco Bazzato
08.10.2007
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sabato 6 ottobre 2007

Ammazzi quattro persone? Libertà!


Poi dicono che gli italiani sono arrabbiati con la politica, e a volte anche con la giustizia, che invece di punire, premia. È il caso eclatante dello zingaro rom di nazionalità rumena, che ubriaco come una scimmia, ha falciato sulla strada quattro giovani vite, ed è stato condannato a soli sei anni e mezzo di prigione,da scontare almeno per ora, agli arresti domiciliari in un hotel.
Ora, indipendentemente dall’essere zingaro, oppure rumeno, o italiano, è giusto, per rispetto dei quattro morti e dei famigliari, che questa "persona" debba avere una condanna mite, mentre i quattro ragazzi, giaceranno per sempre sotto due metri di terra, mentre questo, scontata la pena, forse uscendo in anticipo in caso di buona condotta, potrà tornare ad una vita "normale" infischiandosene del dolore che ha causato?
In questi giorni si discute oppure no, se gli italiani sono razzisti, specie dopo la gusta sequela di insulti, bestemmie, maledizioni scagliate nei confronti di questo figuro, ,mentre all'interno di un cellulare veniva portato via, dopo la sentenza?
Di chi è la colpa di questo scempio giuridico? Di questo premiare un ubriacone al volante, che invece d'essere incriminato per strage, visto che quattro morti sono una strage, e passarsi il resto della vita, rinchiuso dietro le sbarre, gli è data l'attenuante dell'omicidio colposo?
La colpa, è tragico dirlo, non è dei magistrati, che sono costretti ad applicare le leggi che il parlamento – sciaguratamente – spesso approva , sotto la spinta di qualche gruppo politico garantista a tutti i costi, che per bontà ed ideologia di redenzione, avrebbe rimesso in libertà anche il Cikatillo, il Mostro di Rostok, con la scusante che il cannibalismo è una pratica etnica di qualche tribù, e che in nome della multiculturalità deve essere accettata, e magari insegnata, o perchè, l'impulso irrefrenabile di cibarsi di carne umana, non deve essere considerato come una malattiamentale, ma come un normale processo alimentare della bestia umana, che da carnivoro ha il diritto di divorare i suoi simili.
I parlamentari, non importa se di questa o delle passate legislature, uno per uno,coloro che hanno approvato con il “Si”, simili leggi libera assassini, hanno le mani sporche di sangue, come quell'uomo che ha fatto a pezzi quattro giovani vite. Non esistono solo le responsabilità politiche, ma anche quelle morali, per gli atti che si compiono, e sembra che oggi, molti abbiano dimenticato sia l’etica sia la moralità che dovrebbe essere propria degli atti parlamentari.
Oggi in Italia, non esiste più il concetto di certezza della pena, intesa come espiazione del reato, ma solo la volontà, complice, di rigettare fuori dalle patrie galere ogni genere di malfattore, non importa, se politico corrotto, o assassino incallito, come il caso del terrorista comunista, mai pentito con sei concorsi di omicidio alle spalle, pochi giorni fa ha tentato una rapina.
La politica pilatesca, chiede ai cittadini d’avere fiducia nella magistratura, tant'è che da tempo invocano quel rigore, che la politica lassistico-perdonista-complice, fa di tutto, appena qualche potente viene sfiorato da qualche inchiesta, per bloccare, tramite ispezioni ministeriali, qualche magistrato scomodo, troppo ligio al codice, che osa ficcare il naso dove non dovrebbe, e poi, quando, esattamente come i politici onnipresenti in ogni salotto televisivo, si permetto di fare lo stesso gioco, ecco che vengono colpiti da strali, anatemi, e fulmini, che nemmeno Giove dall'alto del Monte Olimpo sapeva scagliare con tale ferocia e precisione verso i magistrati, rei d'essersi comportanti come la casta politica, quindi, colpevoli d'aver rubato la scena mediatica.
La politica, specie certa politica, forse ha la coscienza sporca, e cerca di placcare gli animi furiosi degli italiani, non rendendosi conto forse perché Loro vivono protetti e scortati, che il Paese, i cittadini, hanno il diritto di richiedere sicurezza, hanno il diritto di pretendere la certezza della pena, hanno il dovere morale di sputare, bestemmiare, insultare un assassino, esattamente come i politici, quando vanno in tv ad attaccare il magistrato, reo di fare il proprio lavoro. Ma sembrerebbe che a questa politica, completamente sorda alle necessità dei cittadini, interessi solo il proprio tornaconto personale, la propria auto di Stato, la scorta, le sirene,ormai quasi simili ai membri del Politic Buro dell'ex CCCP, che avevano corsie preferenziali a Mosca, ma poi, dal crollo del Muro di Berlino, sono stati travolti. Lo stesso muro che oggi divide i politici italiani, dai comuni mortali.

Marco Bazzato
06.10.2007
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La Casta pubblicata all’estero?


Il saggio politico La casta di Rizzo e Stella, edito da Rizzoli continua a mietere in Italia copie su copie. Stando alle ultime dichiarazioni fatte a Matrix, il libro ha superato il milione di copie, segno evidente, non che gli italiani si stanno appassionando alla lettura, ma che certe letture, specie d’interesse sociale, che toccano - indistintamente - le tasche dei cittadini, in determinati periodi storici, quando l'economia arranca e le famiglie, a fatica, riescono ad arrivare alla fine del mese, come per incanto, iniziano, non a cercare dei capri espiatori, ma vogliono capire e conoscere motivazioni, cause, sprechi, clientelismo, che come un immensa spirale drenano risorse collettive, tramite leggi, leggine, regolamenti interni, che quando sono portati a conoscenza del grande pubblico, fanno nascere la teorica antipolitica.
Ma l’antipolitica non nasce dalla volontà dei cittadini di rovesciare in forma pacifica il governo o le istituzioni. L’antipolitica, non è altro che lo specchio riflesso della mala politica, della politica dell’intrallazzo, della regalia, dei privilegi, delle auto blu, date in dotazione anche chi non ne avrebbe diritto, ai voli di Stato, dove oltre alle cariche istituzionali, sono presenti mogli e figli, che non hanno incarichi istituzionali.
Ma se La Casta, vista l'imminenza della Fiera del libro di Francoforte, fosse tradotta e venduta, ad esempio in Francia, Germania o Inghilterra, quali reazioni da parte dei nostri concittadini Europei potrebbe ricevere? Che accoglienza sarebbe riservata alla classe politica italiana, in occasione di un loro viaggio in uno di questi Paesi, dopo la presa di conoscenza da parte dei lettori, interessati ai fatti politici italiani, e che reazioni istituzionali potrebbero esserci, innanzi alla mole impressionante di dati, aneddoti e affari grigi, all’ombra del Bel Paese?
L’Italia, potrebbe diventare lo zimbello d’Europa, oppure l’uscita al di fuori dei patri confini – ormai inesistenti – potrebbe aiutare, la politica italiana, orse spinta dalla vergogna a cambiare?
Molti potrebbero obiettare, che questo libro, è un libro italiano, per italiani, e che i panni sporchi, seppur all’interno di un contesto Europeo, devono essere lavati dentro il Paese, ma nei confini dell'Europa Unita, dove le uniche barriere oggi esistenti sono quelle linguistiche, e le enormi differenze economiche, e stipendi che non possono essere paragonati, tra Paesi dell'ovest, e Paesi dell'ex blocco sovietico, dove i confini politici e naturali vanno dal Baltico al Mediterraneo, dall’oceano Atlantico al Mar Nero, dalla Bulgaria al Portogallo, e dall'Italia alla Polonia, un testo d'importanza sociologica come La Casta, offrirebbe all'Europeo, un panorama diverso, e meno idilliaco della situazione politica italiana, comunque spesso presente anche nelle rassegne stampa internazionali.
Sarebbe interessante, in un futuro non molto lontano, se questo libro avesse una diffusione nell’Europa a venticinque, conoscere le reazioni dei nostri connazionali all’estero, ma anche dei cittadini di questi Paesi, che spesso guardano con occhio sognante all’Italia, ma che non sempre sanno cosa c’è dietro all’apparenza di facciata, lustra e specchiata di questa penisola, bramata e sognata dai turisti , e studenti di tutto il mondo.
Come reagirebbe un francese, un tedesco, un rumeno, un bulgaro, un polacco innanzi alla forza deflagrante che questo libro, ha avuto, unito alla carica dirompente di un comico come Beppe Grillo, che da anni nel suo blog denunciava i malanni politici, ma non solo di questa povera Italia, da decenni sacrificata dall'ingordigia di pochi, e che da settimane ormai, riempiono le pagine dei giornali, non solo nazionali, facendo sentire gli italiani, ma anche i numerosi stranieri presenti nel Paese, come vittime sacrificali, di una politica che preferisce le compassate in tv, piuttosto che adoperarsi per risollevare la situazione stagnante di una nazione, dove Le Caste, sembrano predominare ed essere onnipresenti in ogni ganglio delle istituzioni, sempre più chiuse a riccio in se stesse, poco propense ad un serio esame di coscienza, facendo tornare i costi della politica entro limiti fisiologici più accettabili per gli italiani, stanchi d’essere, specie le categorie più deboli, sempre le pecore da tosare, quando si tratta di ripianare la voragine abissale dei conti pubblici, fuori controllo anche per l'incapacità politica di fermare la voracità famelica di quanti, appena seduti in una fatidica poltrona, devono foraggiare a destra e a sinistra le loro piccole, ma costosissime corti medioevali, fatte vassalli, portaborse, e parenti, che mungono senza ritegno dalla mammelle pubbliche delle Casse dello Stato, che ingordamente non sa più come spremere, fino al midollo gli italiani, che hanno come unica colpa, vista la poca trasparenza dei candidati, d'averli votati. Forse però è vero, che ogni Paese, ha i politici che si merita, ma quando è troppo è troppo.

Marco Bazzato
06.10.2007
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venerdì 5 ottobre 2007

Multare i trans: si può!



Finalmente qualcuno si muove, e cerca d’arginare il virus del travestitismo, che sta contagiando l’Italia, rendendola un puttanaio, dove non solo la puttanierismo femminile, e quella maschile sotto le case, stanno trasformano il Paese in un enorme puttanificico, fatto di rapporti sessuali contronatura, schiamazzi notturni, lordamaneti d’escrementi umani lungo strade e quartieri poco illuminati, con il conseguente fetore e senso di disgusto, con il desiderio di vomitare sulle teste di questi incivili, stanno portando le persone normali all'esasperazione porta i cittadini all'esasperazione.
Accade a Pescara, che il sindaco della città, ha deciso d’arrestare l’ondata dilagante del travestitismo a scopo di mercimonio di corpi maschili, mascherati dietro sembianze femminee, riesumando una vecchia legge mai abrogata, quindi, secondo l'ordinamento tutt'ora legittima, che multa il travestitismo ed il mascheramento, in base all'articolo 85 del testo unico di pubblica sicurezza del 1931,. La norma del testo unico del Regio decreto è la stessa che vieta l'uso della maschera "nei luoghi aperti al pubblico. Nel 1976 la Corte di Cassazione affermò in una sentenza che il divieto di comparire mascherati in pubblico "ha carattere assoluto, essendo diretto a impedire che, mediante il mascheramento, possano compiersi i reati".
D’altronde la sentenza della Corte di Cassazione è ineccepibile, specie un epoca come quella attuale, dove la guerra a terrorismo, e all'integralismo va combattuta senza quartiere, e dove in ogni Paese che si dice civile, non può permettere che cittadini italiani o stranieri, circolino bardati in abbigliamenti assurdi, equivoci che rendano impossibile la loro identificazione immediata da parte delle forze dell'ordine, che operano sulle strade a tutela della pubblica sicurezza.
Immediata è stata la levata di scudi dei partiti della sinistra radicale, sempre in prima linea, quando si tratta di difendere a spada tratta terroristi in libertà,mai pentiti, e l’illegalità diffusa sulle strade, nel nome dell’ideologia anarchica, favorevole, sponsor e protettrice di ogni genere di devianza, anche morale, infischiandosene e deridendo il senso comune del pudore, desiderosi nel trasformare il Paese in un bordello a cielo aperto, Tant’è che a difesa di mignotte, travestiti e transgender è sceso in campo anche il compagno Wladimiro Guadagno, noto parlamentare italiano, che si sente uomo o donna a corrente alternata, forse a seconda delle fasi lunari, che mascolinamente circola nelle aule parlamentari orgoglioso delle tette in plastica, rivendicando un presunto diritto, in sfregio alle leggi di pubblica sicurezza, e alla sentenza della Corte Costituzionale, al travestitismo e al meretricio, perché altrimenti si andrebbero a ledere i diritti individuali dei transgender, che come ha dichiarato l'onorevole Guadagno, detto – non si sa mai da chi – e come scritto nella sua biografia parlamentare Wladimir Luxuria: “L'essere transgenere è un’identità rivelata/ (?) e non un mascheramento. Reprimere la propria vera natura, questo sì sarebbe un vero mascheramento. I transessuali non nascondono la propria identità. si è trattato di un abuso”.
L'onorevole Guadagno Dimentica però, negando la conoscenza al pubblico, una cosa fondamentale, per interesse partigiano, slegato completamente alla realtà scientifica, ribadita dalla moderna psichiatria come Disturbo dell'identità di genere e che come tale andrebbe curata, e non tollerata come una forma "alternativa" di normalità.

Marco Bazzato
05.10.2007
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