martedì 29 maggio 2007

Studenti drogati?

Si sta scatenando la battaglia strumentale ed ideologica a riguardo la droga che gira nelle scuole. L'ennesima scoperta dell’acqua calda, che ha portato il ministro Livia Turco a proporre attraverso il ministro della pubblica istruzione, l'intervento dei nas nei plessi scolastici. L'atroce presa di coscienza che nelle scuole circoli liberamente droga, è esplosa in seguito alla morte di un quindicenne, che si era fatto di crak.
Mandare i nas elle scuole, o proporre kit di controllo ai genitori, perché sappiano se il loro figlio è drogato, è forse un ennesima trovata pubblicitaria e di propaganda, specie da parte della compagine di sinistra del governo, notoriamente antiproibizionista. A tal proposito è da ricordare la mancata messa in onda di un servizio delle Jene di Italia 1, che con un test assolutamente anonimo, svolto su 50 parlamentari, e evidenziato 16 casi di positività all'uso di stupefacenti." Lo stop del Garante è legato alla "raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute" che sarebbe stata effettuata nel servizio”.
Partendo da questo presupposto, anche i genitori, non potrebbero fare il test ai loro figli, perchè cosa succederebbe in famiglia, se i genitori scoprissero d'avere un figlio drogato, con informazioni raccolte senza il consenso informato del minore?
Quello che fa riflettere è come nel corso degli anni, la dicotomia è cambiata a riguardo il problema droga, e drogati.
Anni fa non si diceva – per esempio – che un giovane fa uso di stupefacenti, ma chiaramente lo si chiamava semplicemente “drogato”, oggi la sinistra abitudine di sfumare le parole, renderle meno dure, ha fatto perdere il senso di gravità degli atti compiuti, fornendo mediaticamente la falsa impressione, che rispetto al passato, far uso di stupefacenti sia meno grave di drogarsi.
L'incapacità cronica della politica, nell'affrontare il problema, ha portato l'Italia ad essere nei primi posti in Europa per il consumo di cocaina, molto più semplicemente, sembra, come scrive "Elektra-Blog"" In Italia “c’è un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda di cocaina”, ergo: siamo infestati di drogati.
Sarebbe utile a tal proposito cambiare radicalmente il modo di presentare il problema droga, non più parlando di droghe leggere o droghe pesanti, promuovendo il messaggio forse meno criptico, ma certamente più chiaro, parlando chiaramente di "Drogati Leggeri" e "Drogati pesanti", ponendo l'accento sul termine "drogati".
Oggi non di vedono più film o sceneggiati televisivi, dove il tossico si inietta una dose di eroina in vena, standosene poi rincretinito per ore, oppure il fattone di canne, lo sniffatore di cocaina o fumatore di crak, che dopo l’assunzione, o era euforico, oppure rincretinito come una scimmia. Oggi si va vedere il giovane che "assume una marijuana, arrotolandosi lo spinello, il vip rampante che sniffa felice, senza poi far vedere l'espressione idiota quando l'effetto termina, e i tic muscolari a lungo termine che questi drogati si portano appresso.
È ora di tornare a vedere drogati veri in tv, tossicomani che stramazzano a terra in preda a crisi cardiache, che tremano per crisi d'astinenza. Tossici fatti di extasi e pasticche che camminano come zombi dopo una serata di sballo in disco con gli occhi fuori dalle orbite e l'espressione ebete, e poi si sfracellano ammazzando innocenti, ma che se si sfracellano da soli, senza causare altre vittime, hanno semplicemente esercitato il loro libero arbitrio di autodistruggersi, praticando l'eutanasia guidando.
Basta con questo tabù del nascondere gli effetti nelle teste e nei corpi dei drogati, facendo vedere solamente un mondo pulito, fatto di divertimento folle e menzogne senza fine. Dove sono le telecamere che riprendono questi idioti che vomitano e sudano freddo, piangono o blaterano frasi incomprensibili?
La tv dei vip, dello scandalo del gossip dei tossici, fa vedere fulgidi esempi di top model che cadono nel tunnel della cocaina, che in pochi mesi si disintossicano e tornano meglio di prima, dando l'impressione che si possa uscire dall'abisso con la stessa facilità con cui si è entrati. Una tv dove nessuno condanna, nessuno giudica esecrabili i drogati vip, anzi plaudono felici, dando anche umana comprensione, perchè vittime da stress di ricchezza e da ansia da passerelle e popolarità.
Basta con i falsi buonisimi, il perdonismo peloso, il fingere che i giovani non sappiano - come fossero perfetti idioti - che essere "Drogati leggeri" o “Drogati Pesanti", sempre drogati si è. a meno che non si scelga - se ci si riesce - di smettere, per non morire più a scuola a 15 anni dopo aver fumato crak.

Marco Bazzato
29.05.2007
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lunedì 28 maggio 2007

Vladimir Luxuria aggredito

Ha fatto scalpore nei media italiani, l'aggressione subita dal deputato Vladimiro Guadagno, noto transgender, avvenuta a Mosca in occasione della proibizione da parte del sindaco della città al Gay Pride,dove l’onorevole italiano, detto Vladimir Luxuria si era recato per consegnare una lettera, assieme ad altri eurodeputati radicali.
I quotidiani e i media nazionali, si sono sbizzarriti nel definire “aggressione” un semplice lancio di uova marce nei confronti dei manifestanti, assiepati in una manifestazione non autorizzata davanti al municipio di Mosca, e per questo arrestati per intralcio al traffico.
Nella società Russa l'omosessualità è chiamata dal popolo pederastia, ed è considerata – dalla maggioranza dei cittadini immorale, con una percezione chiara e netta, ben presente nel retaggio culturale e sociale, che a differenza del relativismo decadente e borghese dell'occidente, liberamente preferisce definire l'omosessualità, un atto contro natura, svilente a livello sociale, e il lancio di uova marce, riservate anche al deputato Vladimiro Guadagno –come risulta dal passaporto – va inserito dentro una dialettica politica, aspra, sopra le righe, ma non per questo esecrabile, avvenuta in piazza, tra persone con idee politiche differenti, ed è certo, che almeno per ora come gridavano i difensori dell’eterosessualità radicale: "Mosca non è Sodoma".
La “sinistra” italiana,amante di ogni genere di diversità, non dovrebbe strumentalizzare politicamente il dissenso dei compagni Russi, ma dovrebbe prendere spunto dal Paese dove il comunismo si è maggiormente sviluppato ed evoluto nel corso dei decenni per rivedere le improprie teorie, riportandole a quei principi morali che ne hanno caratterizzato l’espansione, e che in Italia sono miseramente crollati.
Il cittadino della strada russo – a differenza dell'italiano medio – si disinteressa delle presunte accuse di omofobia, perchè più propenso a difendere i valori della Madre terra Russa, e legati alla tradizione, vedono nei comportamenti deviati della persona, un ostacolo al cammino e al progresso della società umana dell’uomo nuovo, proiettato verso il futuro.
Fermo restando che ogni aggressione contro la persona è da condannare, non va dimenticato che è un’ingerenza esterna – tanto osteggiata dalla sinistra, quando lo Stato della Città del Vaticano parla agli italiani – verso gli affari interni, di uno Stato Sovrano – che fornisce all' Europa (Italia compresa)i metano e altre materie prime (da tenere presente alla prossima crisi energetica tra Unione Europea e Federazione Russa) – voler cambiare usi e costumi di un Paese, o anche di una capitale di uno Stato non membro dell’Unione Europea, per imporre modelli sociali diversi da quelli locali.
Ma anche, non si capisce perchè nell'epoca di internet, posta elettronica, video messaggi – o posta ordinaria – debba partire una delegazione di parlamentari per consegnare una lettera (è ipotizzabile un regresso storico propenso verso la società preindustriale). Evidentemente lo spreco di risorse pubbliche, in questo caso dell'Unione Europea, è più importante dell’economia del buonsenso e della praticità dei nuovi mezzi di comunicazione e spedizione elettronica. Bastava una mail con file pdf allegato delle firme dei 40 europarlamentari di 15 Paesi, praticamente meno di un parlamentare e mezzo, su un totale di 785, cioè lo 0,4% dei membri. Percentuali da medicina omeopatica e questo basta per far capire quanto realmente a livello europeo sia sentito il problema, dando – senza motivo –spazio a notizie, che percentualmente parlando, sono non notizie, ma semplicemente propaganda di parte.
Il sindaco di Mosca – come la moderna democrazia impone – ha optato di non turbare la tranquillità sociale della Capitale russa, non dando l’assenso al Gay Pride, che evidentemente dai moscoviti è considerato socialmente e moralmente improponibile, e di questo bisogna dar atto del coraggio d'andare "conto le tendenze decadenti" dominati, dove la “Cattolicissima” Italia, ha dovuto alzare bandiera bianca, in segno di resa.
C’è una nota di colore da rilevare in chiusura: forse l’espressione stupita dei doganieri russi alla vista del passaporto dell'onorevole Vladimiro Guadagno: un uomo con la terza di seno "costruito chirurgicamente" e chissà che risatine, commenti, battutine volgari e spinte si sono fatti tra loro – con pieno diritto – mantenendo un’espressione fredda e indecifrabile a riguardo un parlamentare della Repubblica Italiana.

Marco Bazzato
28.05.2007
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giovedì 24 maggio 2007

Video sui preti pedofili

In un articolo di EFFEDIEFFE Giornale on-line - Direttore Maurizio Blondet, il giornalista pone l'accento sullo scandalo dei preti pedofili, mescolando politicamente il fatto, che il video della BBC sui preti pedofili, acquistato dalla Rai, su richiesta di Michele Santoro per farne uso contro la “Chiesa che ha condannato i matrimoni tra omosessuali”, alludendo ad una matrice politica anche per il fatto che il video "arriva in Italia un anno dopo, con doppiaggio nella nostra lingua eseguito dalla redazione di «Bispensiero», un sito internet di ispirazione radicale”. A parte che il video non è doppiato, bensì sottotitolato per dar modo anche a quanti hanno una minima dimestichezza con l'inglese, di rendersi conto della bontà del lavoro fatto, difficilmente un sito di area clericale, si sarebbe preso l’onere di fare un tale lavoro, per evidente partigianeria.
Ma il punto non è l’attacco, definito strumentale, all’attuale Capo di Stato Vaticano, ma se a suo tempo Jhoseph Ratzinger fosse a conoscenza dei meccanismi interni a riguardo le modalità in cui il Vaticano curava i casi di pedofilia dei suoi sacerdoti sparsi per il mondo, conoscenza che dovrebbe avere tutt’ora, e che – secondo un articolo del 21.09.2005 di korazym.org – oggi l’attuale pontefice, in quanto Capo di Stato, gode di immunità diplomatica, e secondo Daniel J Shea – un avvocato del Texas – “il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Ratzinger, avrebbe di fatto tentato di sottrarre il seminarista alla giustizia, avocando alla competenza della stessa Congregazione eventuali prese di posizione sulla questione”.
Che la chiesa abbia agito correttamente, questo è da accertare vista la discrezione, o segretezza con qui l’esplosiva faccenda è trattata, e non si sa se i preti pedofili dopo il processo canonico siano stati scomunicati a divinis, e in quanto tali,lo Stato città del Vaticano stesso, avendo provato la colpevolezza, oltre ogni ragionevole dubbio, abbia consegnato le prove agli organi di Stato competenti, in modo che anche le vittime degli abusi già accertati in sede religiosa, fossero puniti anche nella sedi penali della giustizia laica.
Non va dimenticato che le vittime dei pedofili non appartenendo al clero, dovevano essere difesi dalla giustizia laica dello stato d'appartenenza, e non da un tribunale ecclesiastico di uno Stato a loro straniero, anche perché non sono state mai rese note le modalità con cui l'accusa portava avanti gli atti, e se gli avvocati erano laici oppure religiosi.
il segretario generale della CEI, monsignor Giuseppe Betori, in un intervista ha dichiarato a proposito di un caso di pedofilia ad Agrigento che: “In Italia, a differenza di paesi come gli Stati Uniti, non è la diocesi a risarcire le vittime di crimini di pedofilia compiuti da sacerdoti, perché vale il principio della responsabilità personale”. E sempre nel medesimo articolo afferma che “non rispetta la verità, ad esempio quando attribuisce a Ratzinger la paternità di un documento emanato dalla Congregazione della Dottrina della Fede 19 anni prima della sua nomina” e infine aggiunge “si attribuisce alla legislazione canonica - ha denunciato Betori - la volontà di coprire gli autori di questi gravi atti criminali, mentre la competenza della Santa Sede è invece un aggravamento della disciplina: il 90 per cento di coloro che vengono giudicati, infatti, sono poi estromessi dallo stato clericale”.
Stando così le cose, in teoria ,dovrebbero essere consegnate alla giustizia degli Stati competenti i nomi degli ex sacerdoti, ridotti allo stato laicale, ma questa decisione, a quanto pare è a discrezione del vescovo, non farlo, quando i fatti sono accertati, allora cosa significa?
C’è una domanda – che forse non avrà mai una risposta ufficiale – conta di più l’immagine della Chiesa, anzi dello Stato Città del Vaticano, oppure conta il dolore delle vittime di abusi pedofili, non importa se commessi da un sacerdote o da un laico?
Avere fede in un dio – qualunque esso sia – non significa chiudere gli occhi innanzi agli errori, orrori umani commessi, e spetta alla giustizia terrena sanzionarli e punirli, poi l'eventuale fuoco eterno purificatore, riguarda un'altro Giudice, quello Supremo, per chi crede.


Marco Bazzato
24.05.2007
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mercoledì 23 maggio 2007

Immondezaio napoletano

Nemmeno nelle più malfamate periferie di un paese del terzo mondo, si vede l’immondizia non raccolta per settimane, cassonetti bruciati, spazzatura accantonata agli angoli delle strade, che intasa ormai la circolazione automobilistica.
Napoli e provincia sommerse dai rifiuti, anzi, lasciata in balia della sporcizia, del degrado, del rischio sanitario di epidemie, della diossina sprigionata dai rifiuti. Eppure paradossalmente i grandi network televisivi, i rotocalchi d'approfondimento della seconda serata, sembrano disinteressarsi del dramma. Porta a Porta e Matrix, solamente per citare i più noti, sono più propensi a continuare a dar voce alle madri di Rignano Flaminio – dove si sarebbero compiuti dei presunti abusi sessuali nei confronti del dieci percento degli alunni che frequentavano la scuola materna - invece di dar voce agli abitanti di Napoli e dintorni, invitando politici nazionali e locali a spiegare ai agli italiani, del perchè da quattordicianni, il problema ritorna ogni volta in forma sempre più acuta.
Il Presidente della regione Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, sembrano scomparsi dagli schermi tv, eppure erano sempre davanti a telecamere e taccuini, quando si trattava di elogiare i pochi successi delle loro amministrazioni,ora sono dei desaparecidos mediatici.
Di chi sono le colpe di questo dramma? Stando ai media ufficiali, gli unici colpevoli sarebbero i cittadini, che esasperati dal tanfo opprimente bruciano i cassonetti. Sono loro i responsabili della diossina che si sprigiona dal denso fumo oleoso che appesta l'aria. Sono i cittadini, non le istituzioni nazionali e locali che hanno permesso che simili situazioni diventassero fuori controllo.
I cittadini di Napoli e provincia sono i responsabili della raccolta differenziata che non vuole mai partire, responsabili di non avere pazienza e forza di sopportazione sufficiente a sopportare appestamento nauseabondo dell'aria.
Nessun altro è colpevole. Le amministrazioni che si sono succedute in Campania, sono esenti da colpe, da errori, ritardi, omissioni, e si sono certamente mosse nel pieno rispetto della legalità, evitando e bloccando le infiltrazioni camorristiche che si contendono il racket dei rifiuti, eppure i Comuni sono in ginocchio, e la protesta per ora sporadica potrebbe deflagrare con esisti imprevisti.
Alcuni sindaci stanno decidendo di chiudere scuole, banche, uffici pubblici. Certo, soluzione interessante, corretta sotto il profilo giuridico, ma i cittadini cosa dovrebbero fare? Chiudere la respirazione, bloccare la ventilazione polmonare e smettere di respirare?
È paradossale che nelle altre regioni d’Italia, nonostante i problemi che comunque ci sono, non si arrivi alla situazione Campana. Di chi sono le colpe di questo collasso sociale e ambientale? Chi doveva vigilare e non lo ha fatto in tutti questi anni? Possibile che la magistratura non riesca a far luce sul quanto sta accadendo, accertando responsabilità penali di quanto continua ad avvenire?
I giornali hanno titolato "L’ira di Napolitano” ma con tutto il rispetto per il Presidente della Repubblica, è più importante l’ira dei cittadini esasperati che vivono sommersi dai rifiuti, peggio che nel Medioevo, rispetto alla giusta esecrazione presidenziale.
È necessaria una grande mobilitazione di popolo che scuota le istituzioni nazionali e locali, affinché l’emergenza Campania venga sviscerata in tutte le sue colpe, disattenzioni e connivenze.
Chiedo ai lettori, specie quelli di Napoli e provincia di inviarmi le loro testimonianze, scrivendo a marcobazzato@gmail.com, le più rappresentative saranno pubblicate. Non si accettano mail non firmate.

Marco Bazzato
23.05.2007
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martedì 22 maggio 2007

Chiesa omofoba?

Il fuoco della propaganda sulla presunta omofobia della Chiesa nei confronti degli omosessuali, continua ad essere alimentato da affermazioni – spesso farneticanti – fuori luogo dell'ala sinistra della politica italiana, che accende, dove i gay, sentendosi esclusi dallo Stato Italiano all'accesso della laica istituzione del matrimonio, incolpano il piccolo Stato della Città del Vaticano, per alcune presunte lacune delle leggi italiane.
Questo atteggiamento delirante, perché a livello di Diritto Internazionale, sarebbe come accusare il Burundi di ingerenza negli affari italiani.
La Chiesa, piaccia o non piaccia, ha le sue leggi etiche e morali, spesso disattese anche dagli appartenenti al clero, ciò non toglie, che al pari di ogni Stato Sovrano, ha il diritto di parlare ai sudditi, chiamati Fedeli, impartendo le direttive che meglio crede, sta poi al singolo fedele, secondo la propria sensibilità personale, accettare o rifiutare in parte o in toto gli insegnamenti del Magistero.
Paradossalmente l’accanimento suicida di quanti vedono la Chiesa affetta da omofobia, oltre che essere fuorviante è falso, perchè in coscienza, l’uomo e dotato di libero arbitro nell’accettare l'articolo 2357 del Catechismo che recita: Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
Tra le libertà individuali, il fedele di una religione, al pari di un militante di un partito sceglie se far proprio o rifiutare, quanto contrario al proprio essere, o visione ideologica, spesso cieca, che come nel rigidismo religioso si arrocca il diritto di enunciare ciò che è giusto oppure no.
Da anni, l’errata contrapposizione ideologica – creata dalla sinistra e dall'estrema sinistra - ha dato una visione del Paese spaccato tra cattolici e laici, dimenticando che l'italiano, definito clericalizzato, quando fu il momento di decidere sull'aborto e sul divorzio, ha agito secondo coscienza individuale e non per asservimento alle gerarchie religiose, votando a favore delle due leggi nei referendum.
Oggi la sinistra torna alla radicalizzione dello scontro politico, usando stoni totalitari e totalitaristico-belligeranti, distruttivi per una sana politica costruttiva, trovandosi nella situazione, che invece di gettare le immondizie dentro gli appositi contenitori, le lancia alla parte avversaria, negando paradossalmente, che non è con lo Stato Città del Vaticano con cui debbono prendersela, ma con l’attuale governo italiano ove sono membri. Tocca alla maggioranza stessa legiferare, ma non ha nè i numeri nè la forza politica per farlo viste le ampie divisioni insite nella compagine governativa, quindi sarebbe più giusto parlare – secondo la sinistra – non di Chiesa omofoba, ma di Governo Omofobo.

Marco Bazzato
22.05.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/

Chiesa omofoba?

Il fuoco della propaganda sulla presunta omofobia della Chiesa nei confronti degli omosessuali, continua ad essere alimentato da affermazioni – spesso farneticanti – fuori luogo dell'ala sinistra della politica italiana, che accende, dove i gay, sentendosi esclusi dallo Stato Italiano all'accesso della laica istituzione del matrimonio, incolpano il piccolo Stato della Città del Vaticano, per alcune presunte lacune delle leggi italiane.
Questo atteggiamento delirante, perché a livello di Diritto Internazionale, sarebbe come accusare il Burundi di ingerenza negli affari italiani.
La Chiesa, piaccia o non piaccia, ha le sue leggi etiche e morali, spesso disattese anche dagli appartenenti al clero, ciò non toglie, che al pari di ogni Stato Sovrano, ha il diritto di parlare ai sudditi, chiamati Fedeli, impartendo le direttive che meglio crede, sta poi al singolo fedele, secondo la propria sensibilità personale, accettare o rifiutare in parte o in toto gli insegnamenti del Magistero.
Paradossalmente l’accanimento suicida di quanti vedono la Chiesa affetta da omofobia, oltre che essere fuorviante è falso, perchè in coscienza, l’uomo e dotato di libero arbitro nell’accettare l'articolo 2357 del Catechismo che recita: Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
Tra le libertà individuali, il fedele di una religione, al pari di un militante di un partito sceglie se far proprio o rifiutare, quanto contrario al proprio essere, o visione ideologica, spesso cieca, che come nel rigidismo religioso si arrocca il diritto di enunciare ciò che è giusto oppure no.
Da anni, l’errata contrapposizione ideologica – creata dalla sinistra e dall'estrema sinistra - ha dato una visione del Paese spaccato tra cattolici e laici, dimenticando che l'italiano, definito clericalizzato, quando fu il momento di decidere sull'aborto e sul divorzio, ha agito secondo coscienza individuale e non per asservimento alle gerarchie religiose, votando a favore delle due leggi nei referendum.
Oggi la sinistra torna alla radicalizzione dello scontro politico, usando stoni totalitari e totalitaristico-belligeranti, distruttivi per una sana politica costruttiva, trovandosi nella situazione, che invece di gettare le immondizie dentro gli appositi contenitori, le lancia alla parte avversaria, negando paradossalmente, che non è con lo Stato Città del Vaticano con cui debbono prendersela, ma con l’attuale governo italiano ove sono membri. Tocca alla maggioranza stessa legiferare, ma non ha nè i numeri nè la forza politica per farlo viste le ampie divisioni insite nella compagine governativa, quindi sarebbe più giusto parlare – secondo la sinistra – non di Chiesa omofoba, ma di Governo Omofobo.

Marco Bazzato
22.05.2007
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lunedì 21 maggio 2007

Video scandalo della BBC sui preti pedofili

Da tempo gira in rete il documentario della tv inglese BBC, a proposito delle presunte coperture da parte della chiesa cattolica a favore di quei preti che si sono macchiati del reato di pedofilia, di cui in questi giorni il giornalista Rai Michele Santoro, ha chiesto l’acquisto per la messa in onda, e che ha sollevato una marea di polemiche da parte vaticana, dove in un articolo del quotidiano Avvenire ne critica la forma e la sostanza del medesimo.
Partendo dal presupposto che la ricostruzione storica fatta da Andrea Galli sia corretta, restano degli interrogativi sia di ordine penale - per la giustizia non solo italiana - ma sopratutto di ordine etico-morale, a riguardo gli stessi insegnamenti dottrinali della Chiesa Cattolica.
L’articolo fa riferimento al regolamento canonico – emanato dallo Stato Vaticano – inerente le procedure da attuare, solo in sede ecclesiastica, se avvengono atti di violenza di clerici nei confronti di minori, trincerandosi dietro che “ in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l'autorità dello Stato, per i quali infatti è prevista la pena dell'ergastolo”; il che sembrerebbe un modo alquanto peloso e penoso d'accantonare obbligo morale di un vero Cristiano, di un buon cattolico, e sopratutto di un esponente del Clero, utilizzando secondo convenienza, le leggi dello Stato italiano, riservandosi il diritto di giudicare il clerico secondo la legge ecclesiastica vaticana, gli accusati di pedofilia, dimenticando, che il sacerdote stesso, non avendo passaporto vaticano, ma italiano,o di altri Stati, è responsabile davanti alle leggi dello Stato d'appartenenza, o del Paese straniero dove è inviato a fare apostolato.
Fa paura come il concetto relativistico – così esecrato a parole dal Santo Padre – sia usato in modo strumentale e arbitrario, non per difendere la parte lesa, ossia il minore, ma per tutelare uno spregevole agli occhi di Dio e dell’uomo, esecrato da Gesù stesso e chiaramente descritto nel Vangelo di Marco 9.42, dove il Cristo dice: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”. Certo il messaggio del Vangelo è simbolico, ma un reato di tale portata, non può essere pretestuosamente difeso a favore di quanti si sono lordati di tale infamità.
Formalmente non si può accusare il Vaticano d'aver sottovalutato il problema, ma se di errore in malafede, o buonafede, si può parlare, è stato quello di non aver collaborato con le istituzioni giudiziarie,, nascondendosi probabilmente dietro il vincolo di segretezza della confessione, usando strumentalmente la religione per tenere celato un disordine morale, psicologico, personale e sociale del clerico che si abbandona ad atti pedofili, per paura di compromettere l'immagine della Chiesa stessa.
La Chiesa – anzi le istituzioni dello Stato Vaticano – non dovrebbe sentirsi assediata, ma essere felice della costante attenzione che i media nazionali, anche informatici, dedicano alla medesima, perchè è uno sprono costante verso quella santità divina a cui l'uomo - secondo il ministero cattolico - dovrebbe assurgere.
Trovare scandalizzante il comportamento di quanti mettono a nudo le infamità umane, celate anche sotto le tonache, dove la Chiesa stessa non dovrebbe aver timore di denunciare alla giustizia secolare quei criminali contro l'uomo e contro Dio che vivono dentro le Sacre Mura nel mondo, è uno errore in primo luogo nei confronti dei fedeli, dei semplici, che hanno come primo desiderio avere una chiesa sana, non pilatesca, che si nasconde dietro codici e codicilli legulei come azzeccagarbugli, che devono salvare la forma e l'apparenza, nascondendo al grande pubblico la sostanza nera e maligna che si annida al suo interno.

Marco Bazzato
21.05.2007
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venerdì 18 maggio 2007

Conferenza Nazionale della Famiglia

Recentemente il ministro per la famiglia Rosy Bindi, eticamente ha ritenuto opportuno non invitare le associazioni omosessuali alla Conferenza Nazionale sulla Famiglia che si terrà a Firenze dal 24 al 26 maggio corrente anno. La decisione ha attirato sul ministro gli strali dell'oscurantismo sinistro delle organizzazioni omosessuali - che senza ragione, nè logica pratica - si credono discriminate.
Basterebbe dare un occhiata al logo della manifestazione, per capire l’assenza dell'intento discriminatorio. Nel logo infatti, si vede chiaramente una coppia formata da un uomo e una donna, entrambi tengono per mano un figlio, mentre il maschio ne sorregge un'altro e femmina ne porta uno in grembo, cosa biologicamente impossibile nell'associazionismo individuale di sue soggetti dello stesso sesso.
Contro questa decisione, si sono scagliati anche le associazioni che tutelano l'ennesima contraddizione di termini, cioè i genitori omosessuali. Tanto è vero, che la dicitura corretta di queste associazioni dovrebbe venir riformulata in "ex eterosessuali con figli, diventati omosessuali". In quel caso i genitori in quanto tali, avrebbero dovuto sedersi al tavolo dei lavori, e l'obiezione al ministro sarebbe stata doverosa, ma certamente non come "genitori omosessuali".
Per comprendere che il ministro si è mosso secondo una ferrea logica laica, è essenziale rileggere gli atti delle “Commissione per la Costituzione” e più precisamente la relazione della Signora Iotti Leonilde, all’epoca Onorevole del P.C.I.[1], dove nessuno - sopratutto oggi - può marchiare come clericalistici i suoi pensieri “da Comunista” ben salda nei valori etici e morali, che emergono dagli atti stessi.
Tanto è che nei lavori della commissione, non emergono, a differenza di oggi, contrapposizioni ideologiche e strumentali attuali, dove divisioni e lacerazioni sono evidenti, e marcate da ambo le parti. Rinnegare quelle parole dell’Onorevole Iotti, significa rinnegare quei valori Comunisti, in cui parte degli italiani dicono di riconoscersi ma di fatto affossando gli insegnamenti etico-morali di una fiera combattente antifascista.
Le polemiche pretestuose e infondate di questi ultimi giorno, non ultima la provocazione del futuro Family Gay, sono in massima parte dettate da una scarsa conoscenza del percorso storico-culturale e sociale in cui si fonda l'Italia dal dopo guerra in poi, e la negazione di queste radici storiche, oggi rimosse in chiave ideologica da un laicismo che rinnega i valori stessi dell’antifascismo, e un filo clericalismo falsato dalla lettura politico-strumentale, fa il gioco di coloro che, inopinatamente negano gli stessi valori fondanti della nazione.
Mascherarsi dietro la menzogna che la società è cambiata, non ricalca nei fatti le vere aspirazioni degli italiani, il più delle volte impossibilitati a crearsi una famiglia, per colpa delle politiche familiari spesso osteggiate da dall'estrema sinistra, che non da oggi, pone ciecamente l'accento su scelte personali, individuali e individualistiche, esclusive della sfera privata e nella libera scelta del singolo, cercando il facile consenso in organizzazioni politico-ideologiche, biologicamente impossibilitate dalla natura stessa ad essere tra i relatori del “Congresso Nazionale della Famiglia”.

Marco Bazzato
18.05.2007
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[1] http://www.famiglienellacostituzione.it/costituente/file/relazione%20Iotti-%20PCI.pdf

giovedì 17 maggio 2007

Prostituzione e immunità fiscale

Le prostitute che prestano la loro opera caritatevole nella Città del Santo, hanno sfilato a Padova, per protestare contro le multe inflitte ai clienti per ostruzione al traffico. La manifestazione capitanata dalla transessuale brasiliana Kristal, seguita da un codazzo di non più di cinquanta accolite, che dismessi i non abiti da lavoro, si sono presentate quasi come "Dame della Carità" ai cittadini padovani, esasperati da decenni di sesso a pagamento, consumato negli angoli bui e non – dai clienti – che come cani in calore, copulano senza ritegno e pudore con le meretrici.
Zanonato – giustamente - ha evitato di ricevere le dimostranti, mostrando così la fermezza dell'amministrazione nel continuare a reprimere il non reato, concentrandosi sui fruitori del servizio, che deturpa la città del Santo.
È paradossale che per i veti incrociati tra maggioranza e opposizione, i vari governi sempre a caccia di evasori, non abbiano pensato a regolamentare il lavoro delle meretrici, tramite studi di settore, pagamento delle tasse di occupazione di suolo pubblico, Irpef e tasse sanitarie, che gli altri cittadini, dipendenti, liberi professionisti, artigiani e altro, versano all'erario nazionale e locale, tramite imposte, tasse e ritenute alla fonte.
Queste oneste lavoratrici, si definiscono, o sono definite "professioniste dell’amore", per incassi serali – che godono dell’impunità –fiscale - non hanno nulla da invidiare, ad un idraulico, un imbianchino, o a qualsiasi semplici artigiani, costretti a controlli fiscali, coefficenti presuntivi di reddito, redditometri, ispezioni a sorpresa della Guardia di Finanza, sempre a caccia di evasori fiscali, sovente totalmente sconosciuti all'Amministrazione Finanziaria dello Stato.
Queste donne, o travestiti, che esercitano il mestiere più antico del mondo: il meretricio, complice la non punibilità della prostituzione, operano sotto regime di immunità erariale, introitando complessivamente cifre enormi, esentasse.
In un Paese che si definisce civile e democratico, non dovrebbe esistere distinzione fiscale, e nemmeno disinteresse nei conforonti di una categoria che introita utili - praticamente quasi a zero spese - totalmente ignorata dal fisco.
Sfortunatamente la miopia politica del centro destra, che si nasconde dietro ad un falso perbenismo morale - inesistente nei puttanieri - e la protezione politica che le mignotte ricevono dal centrosinistra, fa si, che il problema sia sempre demandato e mai risolto per colpa delle annose contrapposizioni ideologiche, che da decenni dividono l'Italia.
E Le prime che dovrebbero essere colpite dalla mannaia fiscale, nono solo le prostitute di strada, a volte povere diavole costretta per sfamare i figli, o che non riescono a trovare lavori, meno umilianti e degradanti, ma le "prestatrici d'utero" d'alto bordo, le "escort" o "accompagnatrici" che per una notte in un albergo di lusso, o in case private, chiedono cifre anche a tre zeri, senza pagare dazio allo Stato e all'amministrazione fiscale, sempre così solerte a scovare evasori, ma costretta a tappasi gli occhi davanti all’inezia sia dell'attuale governo, e di quelli passati, che non hanno mai voluto legiferare in questa materia, mantenendo così il tutto nel grigiore e nell'impunibilità, non solo penale, amministrativa, ma anche fiscale, danneggiando per indolenza politica, tutti i cittadini, che volenti o nolenti sono costretti a pagare dazio ad uno Stato, vorace come una sanguisuga, sempre a caccia di denaro.

Marco Bazzato
17.05.2007
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martedì 15 maggio 2007

Family Gay? No grazie

È stata appena archiviata la manifestazione legittima del Family Day, che già l’invidia omosessuale se ne appropria – deviandone e storpiandone il nome - creando la giornata - dell'inesistente a livello biologico-naturale-sociale - della famiglia omosessuale, il 16 giugno in occasione della parata Boccacesca del Gay Pride.
Non risulta allo stato attuale nessun nato da "genitori" dello stesso sesso, e ne risultano alberi genealogici con ascendenze o discendenze che si sono riprodotte da rapporti uomo-uomo, o donna-donna. Ma questo puro ragionamento razionale e scientifico è paradossalmente e ciecamente negato dai difensori della teoria evolutiva darwiniana, degli novelli oscurantisti, che oggi metterebbero al rogo i nuovi Giordano Bruno che vanno contro l'ideologia della nuova e civile Inquisizione.
Di che Famiglia Gay parliamo? Di quella utopistica del vorrei, ma naturalmente non posso? Di una presunta famiglia, dove anche il più stolto dei vocabolari recita che essa è: Nucleo fondamentale della società umana costituito da genitori e figli: famiglia legittima.
Che tipo di famiglia vorrebbero ma non potrebbero creare gli invertiti? Che secondo il vocabolario della lingua italiana, senza discriminazione e in assoluta neutralità scrive:Che (o Chi) manifesta inversione sessuale.
L'assurdo non è da parte degli omosessuali, che hanno il pieno diritto di raccontarsi e inventarsi ogni genere di fiabe, favole, fantasticherie o fantascientificherie, ma da una sinistra politica italiana, che forse non si prende nemmeno la briga di leggersi un semplice vocabolario, per utilizzare correttamente i termini, preerendo dare voce al nulla, manifestando così un ignoranza nella lingua italiana.
Tanto è vero che c’è l’abuso – forse addirittura sessuale - della parola laico, dove l'ala radicale della politica ne strumentalizza, violentandone il significato, dando l'impressione (falsa) non tenendo conto della coscienza individuale, di un Paese a maggioranza teocratica, o “fatta” dai preti e membri del clero, ignorando i principi cardini della Costituzione italiana, che all’articolo sette dichiara:
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
Il punto fondamentale è – leggendo la costituzione - che sia il riconoscimento legale tra concubini (I DI.CO): "Condizione di convivenza tra un uomo e una donna non uniti in matrimonio tra loro" e il diritto di famiglia, potrebbe essere contro la Costituzione a meno che essa non sia preventivamente modificata in forma estensiva.
Peggio ancora un qualsiasi riconoscimento giuridico alle presunte famiglie omosessuali, che va ancor di più non solo contro la natura stessa, e contro l'attuale carta costituzionale.
L’attuale governo, dovrebbe chiedere consiglio a valenti costituzionalisti prima di fare campagne elettorali acchiappatoti e poi politiche governative che deturpano e denigrano il lavoro dei Padri Costituenti, calpestando e attaccando in forma virulenta la famiglia italiana – fanalino di coda europeo delle politiche fiscali a suo favore - per ostracismo sinistro di coloro che vedevano nella figura della donna sposata, e con prole, il prodotto decadente di una società opulenta decadente e borghese.
In questo attacco continuo, distruttivo e della società e della famiglia italiana, da parte di certe associazioni o ideologie politiche, si intravede “La favola della volpe e l'uva” attribuita a Esopoo, dove è chiara la metafora che sminuisce a parole quello che non è in grado di fare.
Il governo italiano, dovrebbe prendere coscienza che i cittadini sono esasperati da questo massiccio attacco ideologico, mascherato da diritto civile, e dovrebbe adoperarsi al pari di Francia, Inghilterra, e altri Paesi dell'Unione Europea, che hanno investito sulle politiche familiari, favorendo con incentivi statati, la maternità responsabile e invertendo la tendenza dell'invecchiamento della società, cosa che la cecità sinistra cecità ideologica italiana, non vuole vedere e preferisce schierarsi con le volpi che non possono raggiungere l'uva.

Marco Bazzato
15.05.2007
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domenica 13 maggio 2007

Family Day: La piazza ha parlato

Il Family day si è concluso, così la manifestazione di Piazza Navona. Entrambe le kermesse svoltesi a Roma hanno dato il loro responso. I numeri dei partecipanti dimostrano che alla maggioranza degli italiani - com'era prevedibile - non sono interessati ne ai Di.Co, ne ad una qualsiasi regolamentazione delle coppie di fatto, che liberamente e senza costrizione hanno deciso di vivere moro uxorio come pubblici concubini, senza la volontà di regolarizzare la loro posizione davanti ad un ufficiale di stato civile.
Nemmeno i grandi nomi chiamati a parlare sul palco di Piazza Navona, hanno spinto i sostenitori della sinistra ad uscire di casa per dare solidarietà ad una legge che neppure la base dei partiti - i cittadini - sentono essenziale, snobbandola, dando una chiaro segnale di contrarietà al riconoscimento delle coppie di fatto, in special modo degli omosessuali – che con nostalgia del cinema poliziesco degli anni settanta, erano correttamente chiamati "Invertiti" – mostrando lo scollamento tra la volontà politica di portare avanti una legge distruttiva e inutile per la società civile di nome e di fatto.
La piazza da decenni patrimonio della sinistra, questa volta era – rispetto a Piazza San Giovanni – vuota. Questo dovrebbe far ragionare quanti – in special modo i progressisti estremi e radicali - bravi a sbandierare numeri teorici privi di riscontro all'atto pratico. Dovrebbero rimettersi in carreggiata, visto che si sono avventurati in una strada dissestata in un campo minato e deviato, dove il popolo - da decenni considerato dalla sinistra solamente una massa di buoi da ammaestrare - ha alzato la testa, disinteressandosene dei richiami di certi partiti,tanto e vero che i DS, futuro partito democratico, da buon cerchiobattista in odore di nuova Democrazia Cristiana ha lasciato a casa bandiere, e gli stessi leader, sono restati in panciolle davanti alla tv, magari guardando con una punta di nostalgia "La corazzata Potemkin:" di fantozziana memoria
Piazza Navona rispetto a Piazza San Giovanni, suonava sinistramente vuota, con quattro bandiere di partito, rappresentanze di associazioni omosessuali, dove il cittadino dotato di grano salis ha preferito mantenersi a debita distanza, conscio che la sua presenza avrebbe fatto il gioco di quanti vorrebbero trasformare l'amicizia o l'associazionismo tra due persone dello stesso sesso, in una pseudo famiglia.
L’italia, come vorrebbero tanti idioti sapienti, non è filo clericale, ma laica e desiderosa di portare avanti le tradizioni storico culturali e sociali dei padri, e in nome di questa laicità ha fatto capire anche a sordi, ciechi e stolti, che non vogliono avere nulla a che fare, con quanti desiderano convivere - per libera scelta - fuori da ogni tutela relegale, e avendo scelto così non hanno diritto di pretendere diritti hanno rifiutato.
L’assurdità di questa situazione kafkiana è che per decenni la sinistra ha bombardato gli italiani con proclami contro famiglia, matrimonio e figli, considerati desiderati ideali borghesi, lavando ideologicamente i cervelli, proponendo modelli alternativi senza regole,privi di diritti e doveri. Ora, dopo aver maciullato le menti creando la situazione che tutti conosciamo, pretende il riconoscimento di quelle stesse coppie che ha convinto a vivere moro uxorio, dichiarando oscenamente che ogni genere di convivenza “è famiglia”, uomini con uomini, donne con donne, volendo equiparare cani e porci, alla stessa famiglia, che per primi hanno contribuito in passato a disintegrare ideologicamente, presentando oggi come un diritto civile, vivere fuori dal matrimonio, che deve essere tutelato dallo Stato l'incapacità o la volontà di farsi carico di un unione coniugale regolamentata dalle leggi e dalla Costituzione.
Questi signori ora affermano che la società è cambiata rimuovendo che per anni sono stati p loro a fomentare il seme della divisione, contrapponendo con l’ ideologia distruttiva a disgregare la società, e ora pretenderebbero, che le lo Stato dia dignità legale alle macerie che hanno creato.
Perdere tempo in modo strumentale e ideologico con questo allargamento dei diritti delle macerie, è uno spreco di denaro pubblico e risorse dei contribuenti, perchè non possono essere tutelati quanti, per libera hanno scelto di vivere senza regole, o quanti, appartenenti allo stesso sesso, hanno la presunzione orgogliosa, di pretendere che l'Italia intera consideri due persone dello stesso sesso, famiglia, o più semplicemente coppia, mentre alla fine saranno sempre un semplice uno e uno che da risultato zero.

Marco Bazzato
13.05.2007
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sabato 12 maggio 2007

I diritti dei puttanieri

Le prostitute padovane sono in rivolta. L'amministrazione comunale guidata dal sindaco Flavio Zanonato porta avanti una battaglia contro il degrado della città, che da decenni è stretta nella morsa della prostituzione, e ha iniziato a far fioccare multe i fruitori del sesso a pagamento: i clienti.
Le lucciole però ora scendono in piazza, non ci stanno a veder crollare i loro introiti commerciali (in nero), e protestano contro l'attacco di bacchettonaggine del sindaco.
Per chi non conosce Padova – soprattutto zona Arcella, Fiera, e stazione – ma anche altri punti della città, difficilmente riesce a comprendere il degrado in cui da decenni è stretta, complici anche, i difensori di ogni diritto illegale: i centri sociali padovani e del nord est, da trent'anni in prima linea nel distruggere il tessuto sociale e civile, difendendo e degradando ogni angolo sano della città del Santo, e no solo, che vorrebbero trasformare l'intero Paese, a loro immagine e somiglianza.
Questi difensori del diritto difendono non solo le prostitute, indirettamente ma anche i diritti dei puttanieri, single o mariti, padri di famiglia, commercianti, libero professionisti, i piccoli borghesi – sempre odiati dalla sinistra radicale – facendo il gioco di quanti sfruttano la donna – anche se liberamente mercifica il proprio corpo – proteggendo il diritto di casta maschile nel tenere la donna prigioniera di una professione che nella sua “legalità”, ha attorno a se, un corollario di degrado, sfruttamento, droga, e violenza, che anzichè estirpare, si preferirebbe favorire.
A Padova da tempo, è rischioso muoversi dopo il crepuscolo, spesso anche prima, basta andare in Zona Stanga, lungo Viale Venezia per rendersi conto, sia dell'impunità in cui la prostituzione e non solo si muove, nello sconforto dei padovani, costretti a convivere con una situazione sociale indecente per un paese che si vuole dire civile.
Multare i puttanieri per intralcio al traffico, è un obbligo delle forze dell'ordine, in quanto gli automobilisti non puttanieri, non perveriti, non amanti del sesso a pagamento, non attirati da donne col pisello e tette in plastica, siliconati ed ormonati, devono avere il diritto e la precedenza di circolare liberamente sulle strade cittadine, non obbligati a continui stop and go, costretti a dover potare rispetto a sfigati senza arte ne parte, ad industrialotti borghesi, che copulano come cani rigonosi in qualche via poco illuminata, per poi tornare a casa dalla mogliettina, felici d'essere sul primo banco in Chiesa, pronti strappare assegni per beneficenza, mostrando un sorriso radioso da buon padre – ipocrita e falso come Giuda – di famiglia, che fa ammonimenti ai figli di comportarsi in modo cristiano retto.
Paradossalmente, i centri sociali che proteggono prostitute e puttanieri, fanno un pessimo servizio ai cittadini che abitano nelle vie infestate da lucciole e travestiti, in quanto appartengono spesso al ceto popolare, che sovente si riconosce, senza esserne protetti e rappresentati, proprio da quell'estrema sinistra, pronta a raccogliere voti nelle periferie, ma che per aver maggior visibilità mediatica, sfila a braccetto con travestiti, prostitute e puttanieri, infischiandosene della vera base che sostiene il partito.
Ben vengano le multe ai puttanieri, spedite a casa della gentil consorti, poi ci penserà lei agli attributi del marito devoto, e poco importa se qualche puttaniere, si suicida per la vergogna, potevano pensarci prima, visto che si, fa parte delle libertà individuali esserlo , ma bisogna che sappiano assumersi le conseguenze di carattere familiare, sociale e penale.
Naturalmente di questa situazione di degrado, sono responsabili anche i cosidetti cattolici,che in nome della moralità ipocrita, preferiscono tenere le prostitute in strada, anzichè regolarizzarle - in luoghi chiusi atti ad esercitare la professione di meretrice, pagando tasse e contributi - ma l'ipocrisia a volte di stampo clericale, preferisce ragionare per assolutismi religioso-idelologici, piuttosto che prendere di petto i problemi e risolverli razionalmente.
Così mercoledì sfileranno a Padova prostitute, a braccetto con gli esponenti dei Centri Sociali e forse anche qualche puttanere borghese, per protestare contro il calo degli incassi, e per tutelare sia i loro interessi economici – non dichiarati al fisco - e per tutelare la privacy dei puttanieri, in cui le forze dell’ordine, colpevoli di fare il loro dovere, secondo alcuni mal pensanti si accaniscono.
I nemici della dell’integrità familiare, non sono i Di.co, ma i vigili, che distruggono la famiglia fondata sul marito e padre di famiglia puttanere.
Un detto recita: La madre degli idioti è sempre incinta.

Marco Bazzato
12.05.2007
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giovedì 10 maggio 2007

Tutti contro il Family Day?

Sta divampando ogni girono di più la critica distruttiva e ideologica contro il Family Day in programma a Roma il 12 maggio. Man mano che il giorno si avvicina, i politici di entrambi gli schieramenti, prendono le distanze, seppur con i dovuti distinguo, nel nome della laicità dello Stato, difesa a corrente alternata, a seconda delle convinzioni di comodo del momento, anche se in tanti, prima delle votazioni, facevano la fila nel farsi fotografare con cardinale o il vescovo di turno, per dare l’immagine di se rassicurante e vicina - a volte ipocritamente - ai valori cattolici, cercando d'arraffare i voti, solo per interesse di poltrona, e ora anche se con equilibrismi, fanno i salti mortali, difendendo i diritti della fazione opposta.
La famiglia - non quella cattolica, ma quella laica - è vittima del fuoco incrociato, che invece di mirare addosso agli italiani, che scelgono - per libera scelta - di sposarsi, spara sue cannonate ideologiche e arbitrarie contro la presunta ingerenza di uno Stato straniero: Il Vaticano, come se fossero responsabili del libero arbitrio dei singoli, che a dispetto della viltà di quanti vorrebbero i Di.Co, hanno il coraggio di farsi carico di formare una famiglia legale davanti ad un sindaco o ad un ufficiale comunale di stato civile, tramite l'unico vincolo costituzionale che è il matrimonio nella forma eterosessuale, dove la Costituzione a tal riguardo è chiarissima, infatti recita:
Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Art. 31.
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
Sicuramente gli estensori della Costituzione allora non pensavano che la società italiana sessantanni dopo si sarebbe mossa in direzioni – che per giusto ragionamento – erano considerati aberrati e devianti.
Stando ai cosiddetti difensori delle libertà individuali – già garantite nella Costituzione stessa – il Family day è un attacco alla libertà dello Stato Laico perchè organizzato dall'associazionismo Cattolico, protetto nei valori fondanti della Carta Costituzionale Italiana (Vedi anche l’articolo 17), dove i cittadini sono colpevoli d'avere una coscienza individuale e collettiva che abbraccia il Cristianesimo, mentre quando la Piazza si riempie di manifestanti che portano bandiere con Falce e Martello e si rifanno ad un Comunismo di stampo Sovietico, forse hanno rimosso - che nell'ex impero Rosso e negli Stati Satelliti - nonostante l'ateismo di Stato - proprio le coppie che vivevano al di fuori del matrimonio, laico ma anche religioso, non erano accettati dalla dirigenza e dal cittadino comune,senza contare com’era vista – secondo l’ideale di purezza – l’omosessualità; mentalità che come modello si avvicinava all’ideale di Patria e Famiglia dell’ideologia fascista, dove però per distinguersi, non contemplava la divinità, ma entrambi improntati su una forte matrice morale pubblica e privata, cosa che la sinistra italiana da decenni, superbamente orgogliosa della sua “diversità” ha portato tra le sue file, di tutto e di più, con i risultati che tutti vediamo.
Sembra paradossale, ma i difensori dei Di.Co, vivono oggi lo stesso complesso sociale di coloro che fino a pochi anni fa vivevano fuori da ogni regola legale, in quanto pubblici concubini, e pretendano di equipararsi quasi alla famiglia naturale, senza averne ne e i requisiti, ne la possibilità stessa - visti gli orientamenti di alcuni – di poterla formare, facendola evolvere e progredire verso il futuro.
Ha fatto bene il ministro Rosy Bindi a lasciare fuori le organizzazioni omosessuali dalla conferenza sulla famiglia, in quanto per orientamento sessuale, di scelta o altro, si autonegano (in quanto dotati di libero arbitrio) la possibilità biologica di formarla in modo naturale.
I primi che dovrebbero unirsi al corteo del Family Day, non sono quanti si riconoscono nei valori cattolici, ma nei valori laici dello Stato Italiano, consci delle difficoltà che la famiglia, l'unica riconosciuta prima dalle leggi naturali, poi da quelle legali, dello Stato Italiano concepiti grazie ad un atto sessuale- e/o d’amore – unicamente tra uomo e donna, o se tramite fecondazione artificiale, sempre avvenuta tra spermatozoo (principio maschile) e un ovulo (principio femminile).
La natura stessa, non ha concepito e nemmeno la scienza riproduttiva medica con principi diversi da quelli sopra descritti. Coloro si ostinano ad affermare il contrario, sono i primi negatori dell'evoluzionismo, esaltato a seconda convenienza ideologica del momento, ma negato, quando si tratta di scendere nei dettagli essenziali dell’origine della specie.

Marco Bazzato
09.05.2007
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martedì 8 maggio 2007

Da “Lacrime Eugenetiche”
Romanzo inedito

…«Attendo un bambino» disse la donna, rivolgendosi all'amica, la quale soffiò il fumo della sigaretta che teneva tra le dita e rispose: «Che pensi di fare? Terrai anche questo? Sarebbe il terzo. Mi sembri - sai come dice quel giornalista scientifico televisivo - "Solo una fattrice, che mette al mondo figli, come conigli"» le domandò, con il solito tono brusco.
«Credo, che tutto lo terrò» rispose di rimando. «Anche se, prima voglio farmi tutti gli esami, non sono più una ventenne».
«Fa come vuoi. Se fossi in te abortirei. Non vorrai passarti i prossimi anni ad accudire sempre marmocchi? Quando ti godi la vita?».

Passò un mese, e la donna, dopo aver fatto i controlli di rito in una clinica privata ritirò i responsi e si recò dalla ginecologa per farseli leggere.
«Sono tutti a posto, tranne questo» disse indicando un foglio scritto a caratteri quasi illeggibili e proseguì. «Non capisco perchè le abbiano consegnato questo?»
«Cos’è?»
«Un esame sperimentale, non ancora autorizzato dal Ministero della Sanità, perchè dichiara il possibile orientamento sessuale del nascituro».
«Mi faccia capire, non riesco a comprendere» la sollecitò con un velo d’apprensione.
«Certo, stando a quanto è scritto, il feto che porta in grembo ha il gene dell’omosessualità, e le probabilità che diventi gay, sono pari all'ottanta percento» rispose con tono piatto la ginecologa.
«Cosa dovrei fare, secondo lei?»
«Non sta a me dirlo. Io leggo solo i referti. Per l'aborto deve decidere assieme al marito.

La futura mamma uscì dallo studio sconvolta. Non aveva mai pensato che il figlio che portava in grembo potessero diventare omosessuale, ma ora quel verdetto non le lasciava scampo. doveva pensare cosa fare. «Un figlio gay non lo voglio!» si disse tra se, risalendo in auto e scoppiando a piangere.

Il mese successivo passò come se stessero vivendo un incubo. Aveva messo al corrente il marito il giorno che aveva parlato con la ginecologa, e l'aria tra loro nelle settimane successive si era fatta sempre più tesa. Lei non voleva quel figlio, mentre il marito, era più possibilista, e rifiutava di credere che un esame predestinasse in modo inequivocabile il futuro del figlio.
«Non puoi gettare via nostro figlio per un esame non approvato» urlò il marito dopo un’ ennesima lite furibonda scoppiata una domenica mattina.
«Non m’importa nulla. Io un figlio gay non lo voglio. L’utero è mio e lo gestisco io. Domani vado in clinica, voglio abortire. Nessuno mi obbligherà a tenere un frutto avvelenato che mi cresce dentro. Sai bene che la legge è dalla mia parte» gridò la moglie di rimando, scoppiando a piangere, e uscì di casa sbattendo la porta.

«Sono io, ho bisogno di vederti» disse all'amica appena rispose al cellulare.
«Dammi dieci minuti e arrivo» rispose la donna dall’altro capo. «Ci vediamo al solito locale?»
«Si, al solito posto» terminò bruscamente e dopo aver chiuso la comunicazione, scoppiò nuovamente a piangere.

L’amica arrivò puntuale, come aveva promesso, e la donna l’aggiornò sugli eventi accaduti nell'ultimi mese, e sulla volontà di non volere quel figlio, portatore del gene dell'omosesualità.
«Ti rendi conto di quello che vuoi fare? vuoi abortire per questa cosa, sei una criminale» quasi gridò quando seppe le sue intenzioni.
«Ma come, proprio tu, tempo fa mi hai detto che non devo essere una fattrice e che era meglio per me abortire. Perchè questo cambiamento? Credevo d'avere il tuo sostegno, in quanto femminista e abortista convita».
«Non cambiarmi le parole. Resto della mia idea, se il figlio fosse malato, eterosessuale, o altro, ma abortire perché potrebbe essere gay, è un omicidio» fu la sua risposta disgustata, e aggiunse: «Farò di tutto per farti dissuadere dal tuo intento, a costo di scatenare una bufera che nemmeno ti immagini. Ho molti amici nell'ambiente omosessuale, che certamente penseranno di te che sei una sterminatrice delle diversità» fu la sua sanguigna ribattuta.
«Cosa faresti al mio posto?»
«Non sono al tuo posto, piccola stronza che non sei altro, e se lo fossi, certamente non verrei dirti a te cosa farei. non sono una debole come te, e sai bene che ho gettato nel cesso più di un feto».
«Ti comporteresti così anche in questo caso?» la incalzò.
«Senti nazistella, non ho intenzione subire un interrogatorio da SS da parte tua. Ma guai a te, se ammazzi quel pezzo di carne che sta crescendo in grembo. Ti giuro che se lo fai, rimpiangerai d'averlo fatto. Ora pagami il conto, lo sai che non ho soldi con me» detto questo si alzò e si diresse all'uscita.

«Io questo figlio non lo voglio, e non lo metterò al mondo. Costi quel che costi»…


Da “Lacrime eugenetiche”: romanzo inedito

Marco Bazzato
08.05.2007
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Morire come cani

Morire come cani
sul letto d’ospedale
perchè si spegne la vita
in un banale errore.
Morire come cani
esalando l’ultimo respiro
g d’un mortale effluvio.
Spira il cuore nel silenzio ovattato
d’un monitor senza coscienza;
s’allontana il mondo
in un eterno sacco nero
bruciante l’esistenza.
Morire come cani
per lo sbaglio d’un Dio inesistente,
giungendo dall’adilà
portando terra fetore e vermi.
Osservo la tremante mano
sollevarsi verso il cielo nero
e l'angelico Signore delle Tenebre
chiamarmi all’eternità.
Per sempre sto partendo,
oltrepassando la soglia
ove nulla esiste,
svanendo quando ogni conosciuto
dimenticherà di me
rimuovendomi dai pensieri.
Son pronto ad oltrepassar la soglia,
abbracciando e bestemmiando il mio destino,
pronto all’ultimo balzo
disperendomi nel vacuo, dissolvendomi.


Marco Bazzato
08.05.2007
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lunedì 7 maggio 2007

Morire di malasanità? Succede

È difficile dire ad un familiare, che ha appena subito la morte di un parente, che essa è uno evento che accade, e non voglio certo negare la grandezza e l’enormità del dolore e la sofferenza che essa comporta, ma è giusto vedere l’altro risvolto, quella del morto, del paziente deceduto per imperizia, per errore umano,o tragica fatalità dettata dal fato, dalle circostanze, o ad un “banale?” errore umano in fase di montaggio dei tubi dell’ossigeno in una struttura appena aperta al pubblico, dove ora spetta alla magistratura fare luce sulle cause che hanno portato alla morte di otto pazienti a causa dei tubi dell'ossigeno invertiti.
È cinico da dirsi, ma lo scrivo sulla base dell’esperienza personale, dopo aver affrontato fin ora dieci interventi chirurgici nell’arco di trentasette anni di vita, quindi con convinzione di causa, che un ammalato, quando entra in ospedale, in sala operatoria, o in un reparto di terapia intensiva, deve mettere in conto la morte, avendo l'onestà e la lucidità mentale di sapere che potrebbe uscire con le gambe in avanti, dentro una cassa da, e non con passo dopo passo, indipendentemente dall'età del paziente.
Ho sempre visto in una struttura ospedaliera un luogo di vita e morte, un luogo di sofferenza e guarigione, un ambiente ovattato, in teoria sterile, dove la morte - non solo per me - era perennemente in agguato, pronta ad afferrare il malcapitato di turno per cause naturali, errori medici, esplosioni di una bombola d'ossigeno in sala operatoria, drammi scampati a filo di rasoio, o per tragedie dell’imperizia, della faciloneria, dell’errore umano o diagnostico.
Morti che hanno però un unico comune denominatore: la malattia intesa come sofferenza, come piaga personale fisica - ma non solo - che porta a toccare con dito l'aldilà, il nulla, la scomparsa, l'arrestarsi del cuore, all'ineluttabilità della morte, la tomba, la terra, la dissoluzione del corpo, trasmutato in cenere, l'eternità di non esistere più, se non per alcuni decenni, nei ricordi dei propri cari.
Ma la tragedia non è il morire in se – evento naturale, che ha come causa la vita stessa – ma il dolore dei sopravissuti, quel dolore che il morto non può sentire, quel dolore, che nella speranza, nell'illusione, nella presunta certezza di una guarigione, svanisce, evapora, si dissolve, portando con se nella terra, sogni, speranze, illusioni.
Ho visto molti pazienti morire in ospedale, ricordo i loro volti emaciati i giorni prima del decesso, i loro sguardi, il tendere la mano verso una non vita/vita che si avvicinava a grandi passi, dove pur cercando di fuggire, vedevano che l’ineluttabilità della dissoluzione arrivava a grandi passi.
Morire di malasanità, non è altro che uno dei molti modi di morire, non diverso da quello della fatalità d'essere travolto da un'auto in corsa, o mille altri modi diversi d'andarsene, dove però, forse a differenza del "sano?", ha la coscienza e l'autocoscienza, che la vita stessa, nasce, vive, svanisce e trapassa in un attimo, che poi si dissolve per sempre nell'eternità del non esistere più per sempre.

Marco Bazzato
07.05.2007
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domenica 6 maggio 2007

Carlo Taormina tace


Il noto avvocato Carlo Taormina, in una recente intervista rilasciata al quotidiano Il Corriere della Sera dove risponde testualmente: «Sì, Annamaria è innocente. Recentissimamente ho svolto indagini all'insaputa sua e di tutta la gente che l'ha circondata. Tutto questo, oltre ai 5 anni di processo, mi fanno dire di essere vicino alla verità» e Prosegue: «Lo dirò a sentenza definitiva perché nessuno lo merita, visto quel che è successo nell'ultimo doloroso e irritante atto di questo processo... ? «Di questa storia non mi interessa più niente. Annamaria non merita più niente. Lo sa quale sarà la soluzione del caso? La grazia di Napolitano».
Sconcertante. Perché nessuno si è soffermato a chiedere lumi su queste dichiarazioni– sia rivolte alla sua ex cliente, sia rivolte all'intera comunità di Cogne, dove le fosche nubi del passato, sono costrette a continuare a volteggiare come fantasmi maledetti sopra quella valle.
Può un avvocato, per quanto noto, permettersi simili dichiarazioni e non pagarne le conseguenze? Possibile che l'ordine degli Avvocati, ma soprattutto la magistratura, non lo convochi come persona informata dei fatti, per far luce su una delle vicende che da un lustro occupa le prime pagine di giornali e telegiornali?
I cittadini di Cogne – esausti d'essere sotto i riflettori mediatici – che hanno tratto anche dei vantaggi economici, vista la presenza di inviati che seguono la vicenda e dal "turismo del dolore”, forse ora vorrebbero lo spegnersi dei riflettori mediatici, e non essere nuovamente sull’occhio del ciclone, in quanto,stando alle dichiarazioni dell’avvocato, l’assassino del piccolo Samuele è ancora in libertà?
Ci sono messaggi criptici in quest'intervista - giocata tra il detto e il non detto - come a voler lanciare sassi a destra e a manca, per poi allontanarsi dal luogo, voltando le spalle, fingendo un non vero disinteresse, come a voler cercare una nuova presenza mediatica, una visibilità pubblica, fornitagli proprio per il fatto d’essere il legale della Franzoni.
Il dottor Taormina, dovrebbe rivolgersi agli inquirenti, fornendo riscontri alle sue affermazioni, perchè simpatica o antipatica che sia, Anna Maria Franzoni, se innocente deve veder cadere le accuse contro di lei – sempre che esistano veramente queste prove che la scagionerebbero completamente – permettendo d'assicurare alla giustizia il vero colpevole, altrimenti sarebbe un procurato allarme, o si potrebbe addirittura ipotizzare la copertura del vero assassino, per altri fini.
L’ordine nazionale degli avvocati, dovrebbe richiamare all'ordine il dottor Taormina, in primo luogo sotto l'aspetto etico, ma anche i media - sempre così accorti a mettere sotto il naso microfoni a chiunque – dovrebbero prestare più attenzione a quanto pubblicano, non dare in pasto al pubblico, dichiarazioni di ogni tipo, che anche sotto l'aspetto sociale, continuano a creare turbamento, a Cogne e nell'Italia intera.

Marco Bazzato
06.05.2007
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mercoledì 2 maggio 2007

L'omicidio di Vanessa Russo

I funerali di Vanessa Russo, la giovane romana uccisa nella metrò della capitale, da una cittadina rumena - appartenente al pari dell'Italia all'Unione Europea - in un clima non certo di raccoglimento, ma di rabbia, di insulti borgatari e ignoranza della peggior specie.
A parte il naturale senso di sconforto e dolore per la perdita di una giovane vita, fa riflettere il clima di intolleranza, volgarità di basso livello culturale e sociale, tenuto dagli amici riuniti in Chiesa per l'estremo saluto alla vittima.
Balza all'occhio, il sentimento di feroce giustizialismo forcaiolo uscito prima e dopo la cerimonia, non ispirati a quei valori di carità cristiana, che dovrebbero essere consoni nelle vicinanze di un luogo sacro, dissacrato dalle invettive gridate dai presenti. Comportamenti scomposti, ben diversi da quelli di dignitoso dolore, mostrato dal padre di Raffaela, che ha perso moglie, figlia e il nipote nella strage di Erba, compiuta dai coniugi Romano, entrambi italiani, facendo apparire risibile la frase affissa dagli amici nella giovane uccisa, che recita: "Addio Vanessa, vittima innocente di una barbarie che non ci appartiene…”
Le due cittadine Europee di nazionalità rumena, godono in suolo italiano, degli stessi diritti di ogni indagato, cioè la presunzione di innocenza, fino all’eventuale ultimo grado di giudizio, ed è scandaloso che siano additate come meretrici – dove secondo la legge italiana, prostituirsi liberamente e senza costrizione, al pari di molte italiane che "battono" per miseria, degrado, o semplicemente al pari della giovane rumena, per acquistare i medesimo abiti firmati acquistati anche dalle prostitute italiane – non è considerato reato, tanto è vero che quotidiani nazionali e locali sono pieni di annunci di escort, massaggiatrici, e altro, spesso italianissime, quindi "legali".
Non si è assistito ad un funerale rispettoso della morte, e del dolore, ma a quasi una ressa da cortile, ad una rabbia pericolosa e disintegrante, che non deve aver spazio, in quella che questi civili cittadini di borgata considerano culla della loro civiltà, intelligentemente mostrata davanti alle telecamere.
La giovane rumena, e l'amica minorenne – accusata di concorso morale in omicidio – sono sottoposte ad una gogna mediatica, simile a quella del processo di Cogne, dove il Paese le ha già condannate senza possibilità d'appello, non perchè esse forse non sono colpevoli, ma per il semplice fatto che non sono ne italiane, ne spagnole, ne francesi, ma Rumene, colpevoli di voler al pari degli occidentali, italiani, ma non solo, di voler sicurezza, stabilità economica e una vita diversa, anche se al pari di tante italiane, facendo marchette.
In questa vicenda, dove forse l’assassina, potrebbe essere colpevole di eccesso di legittima difesa, se si riuscirà a trovare testimoni, che hanno assistito a tutto il diverbio tra le tre giovani,a parte la vittima – che indipendentemente dalla futura sentenza del processo - ha perso la vita, c'è un secondo sconfitto, ed è la società, che dalle campagne mediatiche di questi giorni, ha già condannate, perchè pregiudizialmente colpevoli di provenire da un Paese dell'Est.

Marco Bazzato
02.05.2007
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Il proiettile a Bagnasco

Continua a far discutere il proiettile recapitato a monsignor Bagnasco, Presidente della Cei, che appresa la notizia dell’infame atto intimidatorio ha minimizzato il fatto, gettando acqua sul fuoco delle polemiche strumentali ,che quotidianamente giungono da fazioni estremistiche dei difensori delle “libertà” individuali, che vorrebbero – non in nome del laicismo di Stato – ma dell’interesse personale, che la Chiesa smettesse di fare apostolato, secondo la sua tradizione secolare, incolpandola di difendere con La Parola i valori in cui è fondata.
Le scritte offensive sui muri, gli attacchi politici dei presunti difensori delle libertà di tutti nel nome di una dissoluzione dei costumi e della morale pubblica – da non confondere con il diritto privato di fare dentro le mura di casa propria ciò che meglio aggrada – stanno mandando in ebollizione gli animi, specie di frange radicali, che vedono nel Magistero della Chiesa, un’indebita interferenza dentro i talami, cosa assolutamente falsa.
Lo scontro ha alzato i toni, da parte però di uno solo dei contendenti, e non è la Chiesa, da sempre nelle medesime posizioni non integraliste, ma d'integrità – anche se sfortunatamente a volte, per colpa sempre di troppi sciagurati, solo a parole – ma che hanno valore indicativo per i credenti.
Il vero pericolo è l’attentato alla libertà di coscienza del cittadino da parte dei fautori di questi presunti diritti sociali, che vogliono dare una falsa pari dignità a forme di convivenza non eterosessuale, attaccando alla radice la famiglia – non intesa solo come realtà confessionale, ma viste le cifre del calo dei matrimoni religiosi, sempre più spesso laica – che nell’ intimo, conscio e inconscio, hanno tutto diritto di aborrire privatamente e pubblicamente quello che considerano un sovvertimento della società e dei principi regolatori che la sorreggono.
La colpa maggiore di questo attacco – non ai valori religiosi, ma alla libertà di pensiero e coscienza – giungono da coloro che pur d’avere forme di convivenza eterosessuale, hanno sposato una causa contraria ai loro principi e orientamenti personali e sociali, saltando per opportunità mediatica, o politica, quell'invisibile ma netto muro di separazione, gettandosi a copro morto in una irrealtà all’antitesi, nel dome del diritto dell'altro (omeopatica percentuale) che porta a mettere in secondo piano, se non ad annullare il proprio, lasciando campo libero a forme sempre più radicali di rivendicazioni e sopraffazioni.
Questi “cattivi maestri” hanno le maggiori responsabilità nell'alimentare queste fiammate di intolleranza, non sono solamente gli eterofobici, e nemmeno la Chiesa, che nei rispettivi ruoli difendono e dichiarano apertamente in ciò che credono, ma coloro che tengono i piedi su sponde diverse, contribuendo a creare una zona grigia di confusione, negativa e destrutturate, soprattutto nei confronti di quanti si lasciano condizionare dai pensieri altrui, facendosi rincitrullire da proclami altisonanti fatti di presunti alti valori civici, che nulla hanno a che fare con la vera laicità, dove il cittadino – non necessariamente sotto la ciabatta delle gerarchie religiose – ha opinioni di coscienza private e pubbliche, che li portano a rifiutare socialmente forme di riconoscimento diverse da quelle eterosessuali, e inglobati in realtà confessionali, in cui non si riconoscono. La vera ingerenza nelle coscienze, è compiuta da coloro che desiderano impiantare con la forza nella menti altrui, pensieri, valori, realtà “familiari" e sociali, contrarie a quelle di naturale procreazione del singolo individuo.

Marco Bazzato
02.05.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/